Intervista a Pier Paolo Segneri

Abbiamo incontrato Pier Paolo Segneri, esponente del Partito Radicale, regista e autore teatrale, giornalista, scrittore, politico nel senso alto e liberale del termine. Una persona con cui è piacevole conversare. Compirà quarant’anni il prossimo 3 maggio e da venti è impegnato attivamente in lotte civili e civiche, fin dai referendum del 1993 sulla riforma della legge elettorale in senso maggioritario e uninominale. Ma la peculiarità politica di Pier Paolo è sempre stata quella di non inseguire il Potere fine a se stesso, anzi: lo ha combattuto. A 23 anni, nel 1997, era già Consigliere comunale di Forza Italia nella sua città natale, Frosinone. Nel 2004 è stato l’ideatore del progetto politico della Rosa nel Pugno che portò all’alleanza tra Radicali e Socialisti nelle Elezioni Politiche del 2006. Insomma, Pier Paolo è un “giovane d’esperienza”. Abbiamo voluto conversare con lui per incalzarlo in merito alla sua candidatura nel Consiglio regionale del Lazio con la “Lista Amnistia Giustizia Libertà” nella Circoscrizione elettorale di Roma e provincia. Segneri parla in modo molto sincero e schietto: «C’è in giro troppa arroganza, troppa prepotenza e l’egoismo predomina su ogni cosa. Ciascuno pensa soltanto a sé e al proprio tornaconto personale. I soprusi del Potere fine a se stesso non si contano più e la crisi che stiamo vivendo è innanzitutto una crisi politica, una crisi della democrazia, dello Stato di Diritto».

Che cosa si può fare?

«E’ necessario provocare una “rivoluzione copernicana”, un cambiamento di prospettiva e di mentalità, serve una “rivoluzione armonica” in grado di cambiare i metodi. A cominciare dalla riforma dei partiti. Se non cambiano i metodi, i sistemi, i meccanismi... allora, qualsiasi obiettivo, anche il più nobile, è destinato miseramente a fallire o, peggio, a far danno. La mia candidatura nasce proprio con questa valenza: per un cambiamento Radicale dei metodi. Attraverso l’adozione e l’applicazione del “metodo liberale”, del dialogo e del contraddittorio, della circolazione delle idee».

Perché con i Radicali?

«Essere Radicali significa andare alla radice del problema, significa ricercare l'origine delle cose, significa scavare in profondità. Radicalità vuol dire “amore civile”. E questo è l’inizio per la “rivoluzione armonica”. Ma non tutti lo sanno».

E questa rivoluzione armonica riguarda anche la Regione Lazio?

«Certo, è cominciata proprio a partire dalla Regione Lazio. Anche grazie allo splendido lavoro politico, amministrativo e per la trasparenza condotto in questi ultimi tre anni da Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, i due consiglieri regionali uscenti della Lista Bonino-Pannella “Federalisti Europei”. Sono convinto, però, che la prima risorsa della Regione Lazio sia rappresentata dalle risorse umane. Su questo punto non si è fatto abbastanza. Per prima cosa, infatti, qualora venissi eletto, mi occuperei di come valorizzare le risorse umane, cioè le persone, le singole professionalità, il talento. Mi impegnerei a restituire importanza alla capacità di operare insieme, donne e uomini, ragazzi e anziani, con le loro qualità, attitudini, intelligenze, creatività... Soprattutto valorizzando le capacità politiche delle donne».

Qual è il suo programma per il Lazio?

«Innanzitutto, il mio impegno è quello di fare quanto più sia possibile per rilanciare con forza le tante risorse culturali, artistiche e paesaggistiche del nostro territorio, in maniera tale che le realtà vive, quelle già esistenti e quelle che verranno, possano diventare davvero fonte di nuove risorse economiche, di occupazione, di lavoro. Anche grazie al turismo, all’industria cinematografica, al mondo dell’arte, della musica, del teatro... La Bellezza salverà il Lazio. E’ ciò che cerco di fare, tra l’altro, sulla mia pelle, ogni giorno, da diversi anni a questa parte».

Il suo primo atto qualora si ritrovasse sugli scranni della Pisana?

«Fare tutto quanto sarà nelle mie forze per snellire la Burocrazia elefantiaca, semplificare i passaggi burocratici, facilitare l’accesso alle opportunità offerte dalla Regione, puntare sulla trasparenza politica e amministrativa, avvicinare i cittadini all’amministrazione regionale, contribuire a togliere inutili orpelli ammnistrativisti, sconfiggere il peso soffocante di una Burocrazia troppo spesso bolsa e artificiosa, complicata e inaccessibile. La Politica è semplicità».

Con chi sono alleati i Radicali della Lista Amnistia Giustizia Libertà in questa tornata elettorale?

«La nostra è una Lista di scopo. La nostra urgenza è l’amnistia. Pare che, al momento, si debba fare questa battaglia pressoché in solitaria, ma non in solitudine. Abbiamo dalla nostra parte moltissimi cittadini che hanno capito e che sono con noi in questa ulteriore battaglia per la Giustizia giusta e la conquista dei diritti civili. Non a caso, ci presentiamo da soli a queste elezioni, anche alla Regione Lazio, e il nostro candidato alla presidenza è Giuseppe Rossodivita, una persona che ha già dimostrato competenza, onestà, determinazione e che i lettori del’Opinione ben conoscono».

C’è un limite politico in questa battaglia per l’amnistia, un limite insito nella proposta di Marco Pannella e dei Radicali, che impedisce di rimuovere gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento di un tale obiettivo?

«No, non direi “un limite”. Però, c’è un punto debole, a mio parere, che non dipende né dai Radicali né da Marco Pannella. Per questa lotta di civiltà, per il ripristino dello Stato di Diritto e per la legalità, servirebbe la voce, la parola e la scrittura di Leonardo Sciascia. E non c’è. Non c’è più lui e non c’è nemmeno un altro “uomo di lettere”, in questo nostro Paese, che ne abbia preso il testimone. Ci sentiamo più soli, ma non isolati».

 

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 10:41