Radicali: «Da Zingaretti un ricatto»

Vendetta tremenda vendetta. A poche ore dalla presentazione delle liste per le regionali del Lazio l’apparatcik del Pd presenta il conto ai Radicali italiani per l’apparentamento: «Tenete fuori Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita». Ufficialmente in nome del rinnovamento e dell’auto rottamazione, imposta dalla base al Pd. In realtà come punizione per avere scoperchiato il vaso di Pandora dei finanziamenti ai gruppi dentro al Consiglio regionale. E per lo sbugiardamento dell’ex classe dirigente del Pd in Regione, che in seno al consiglio di presidenza per anni ha votato insieme ai vari Fiorito e Maruccio per il conferimento di sempre maggiori introiti ai gruppi, fino a 14 milioni di euro a tornata, e tutto senza alcuna rendicontazione.

«Quindi, il senso dell’operazione finta rottamazione - dice l’avvocato Rossodivita a L’Opinione - è semplice: se i Radicali vogliono apparentarsi nel Lazio con il Pd devono tenere fuori chi ha scoperchiato lo scandalo». Naturalmente la reazione di Marco Pannella dai microfoni di Radio radicale non si è fatta attendere: «Vergogna Zingaretti e vergogna Smeriglio». Quest’ultimo è il cooordinatore Carneade della campagna elettorale del primo. In un comunicato il super Marco nazionale lo ha così apostrofato: «Voglio sperare che – rientrato in senno – ti vergognerai subito del comunicato-appello che mi hai oggi rivolto: assolutamente nessuna preclusione verso i Radicali. In realtà, il povero compagno Zingaretti ha subito, subisce il diktat del vertice del vostro Partito “democratico”, assumendosi così l’onore di esercitare contro di noi la smaccata funzione di killeraggio per conto di tutta la vostra antidemocratica corrotta e corruttrice Regione; sì da eliminarci sia a livello nazionale sia regionale.

Rifiutarci l’ingresso nella vostra coalizione, con indecenti pretesti, è stata l’arma del killeraggio di cui sopra. Per quanto riguarda il rinnovamento, in sintonia con le legittime richieste dal paese, vi siete assunti l’onere di tentare – voi – di eliminare perfino le semplici candidature di Giuseppe Rossodivita e di Rocco Berardo; proprio perché – loro – hanno in modo mirabile rappresentato, perfino per l’opinione pubblica nazionale, la forza dell’alterità democratica e onesta al vostro Regime partitocratico, antidemocratico, corrotto e corruttore, che la giurisdizione europea ormai condanna clamorosamente per la sua trentennale flagranza criminale; contro i diritti umani e lo stato di diritto». Rossodivita va oltre e precisa: «Questa gaffe del Pd servirà a rilanciare la nostra lista “Amnistia giustizia e libertà” e la mia candidatura alla presidenza della Regione. Gliela faremo pagare in termini elettorali, altro che rottamazione. Prima di tutto dicendo che i cosiddetti rottamati della regione Lazio, tramite primarie pilotate, sono stati tutti o quasi ripescati in posti di sicura elezione per Camera e Senato.

Chi sa ad esempio che Bruno Astorre del famigerato ufficio di presidenza della regione Lazio (quello che ha votato sempre all’unanimità tutte le delibere di auto assegnamento di fondi ai gruppi consiliari, ndr) è quarto nella lista bloccata alla Camera?». L’operazione di maquillage con i loro, dice Rossodivita, è stata imposta dalla ribellione della sezione Trastevere del Pd, una delle più importanti di Roma, che si infuriò quando venne fuori la storia dei gruppi consiliari e del voto del Pd in seno all’ufficio di presidenza. «Ci furono riunioni con urla che venivano sentite in tutto il quartiere e molti presero la parola per dire: prendete esempio dai radicali che hanno denunciato lo scandalo..questo non ce lo potevano perdonare - dice Rossodivita - loro ci hanno messo una pezza in questa maniera, e ora chiedono la nostra testa in maniera elegante». «Se Zingaretti voleva veramente rinnovare – aggiunge Rossodivita – non avrebbe accettato tutti gli ordini di partito e avrebbe dovuto denunciare il fatto che tutto il gruppo di potere del Pd romano è stato riciclato con le primarie in posti parlamentari di sicura aggiudicazione, ma hanno fatto di più, hanno messo figliocci e portaborse degli uscenti come candidati alla Regione e invece adesso passa il concetto che ci dobbiamo auto rottamare noi radicali, come punizione per avere denunciato un accordo e un sistema di spartizione centro destra e centro sinistra che andava avanti da trenta anni ancora una volta ci stavano di mezzo tutti, tranne i Radicali».

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 10:47