
Due corvi due misure. Uno oggi, “buono”, perchè rivela presunti segreti di questa incerta se non fantomatica trattativa stato mafia. Un altro, “cattivo”, quello del 1989, perché raccontava gli indicibili segreti del protopentitismo e della lotta alla criminalità organizzata dell’epoca.
In Italia il paradosso può superare l’immaginabile e in questo caso si è spinto ben oltre. Eppure, a ben vedere, citando l’informatissimo inviato in Sicilia di Radio Radicale, Sergio Scandura, il “corvo buono”, quello che oggi cerca di inguaiare i carabinieri del Ros e ancora innominati uomini politici per presunti trafugamenti ed occultamenti di carte provenienti dal covo palermitano di Totò Riina, avrebbe agito in maniera assai meno “ortodossa” di quello di quasi 25 anni orsono.
Se infatti all’epoca l’anonimo che promanava dagli uffici della Criminalpol scrisse a tutte le autorità competenti, quello di oggi la letterina l’ha recapitata a casa del pm Di Matteo. La missiva è datata 18 settembre ma gli inquirenti l’hanno fatta trapelare a “Repubblica” solo in questi giorni e c’è da chiedersi perchè.
Nel 1989 la cosa scoppiò subito sui giornali e naturalmente si trovò anche un capro espiatorio di comodo, l’ottimo magistrato Alberto Di Pisa attuale procuratore capo a Marsala. Contro di lui si orchestrò anche un trappola usando i servizi per carpire le sue impronte da un bicchiere per paragonarle a quelle lasciate sulle lettere dal “corvo cattivo” e in primo grado si ritenne persino di condannarlo per calunnia. Poi in appello le prove vennero smontate e lui fu definitivamente assolto anche se per anni gli rimase addosso questa terribile etichetta.
Se qualcuno oggi si chiede perchè si scelse di Pisa, la risposta va cercata nelle polemiche dell’epoca: Di Pisa denunciò pubblicamente e chiese di indagare sui metodi di gestione di pentiti come Contorno, che all’epoca venivano “coccolati” dagli uomini della Criminalpol siciliana e nazionale senza che ancora ci fossero quelle regole minime poi portate dalla legge sui pentiti.
Insomma c’erano i pentiti e non la legge e qualcuno fece come credeva. Per avere detto questo pubblicamente e onestamente Di Pisa venne poi accusato di essere lui il “corvo” che svelava le presunte malefatte della Criminalpol e gli strani rapporti fra De Gennaro e Contorno su cui esistono ancora 9mila pagine di intercettazioni telefoniche mai rese pubbliche dai giornali.
Ma quelle erano vicende del “corvo cattivo”. E guai a chi ne parla. Vedrete che invece presto sputtaneranno tutti i protagonisti in uniforme e i politici indicati dal “corvo buono”. Quello odierno, che pur avendo agito in maniera deontologicamente censurabile anche da parte di un ipotetico “ordine dei corvi” (non si manda un esposto anonimo alla casa privata di un magistrato ma lo si indirizza a tutte le cariche dello stato,ndr), ha avuto il “merito” di fornire nuova linfa a questa stantia inchiesta sui rapporti e le trattative tra stato e mafia. Ancora in corso nonostante che uno dei protagonisti dell’indagine sia entrato in politica.
Di questo “corvo buono”, ribattezzato “corvo 2.0”, oggi nessuno scrive che “sparge veleni”. Anzi è un benemerito perchè se la prende contro la Benemerita, da anni nel mirino di molti magistrati siciliani. Insomma, come si diceva all’inizio, “due corvi e due misure”. E se non ci fosse di che piangere e preoccuparsi, ci sarebbe perfino da ridere.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:11