
È cominciato con zampone e lenticchie comprati dal pizzicagnolo sotto Palazzo Chigi ed è finito a Venezia in una pensioncina 3 stelle senza bidet. E, se i simboli hanno un significato, questa sbandierata sobrietà mi puzzava fin dall'inizio ed oggi ancor di più per la sua ipocrita nocività. Siamo in crisi, continuano a ripetere come un mantra. E lo abbiamo capito. Dobbiamo fare sacrifici per uscire dalla crisi, ci dicono. E lo abbiamo capito. Ci hanno tartassati perché dicevano che serviva a salvarci. E lo abbiamo subìto. Ma sentire che questa ipocrita sobrietà serva ad uscire dalla crisi, davvero è un lavaggio del cervello insopportabile e sbagliato, oltre che dannoso. Che la maggior parte degli italiani fatichi a spendere oltre l'essenziale perché spremuta di tasse e rincari di ogni tariffa rincarabile è un dato di fatto, di cui sappiamo chi ringraziare.
Ma che chi se lo può permettere, a partire da Mister Sobrietà con quel che guadagna, e tutti gli ipocriti che gli vanno dietro, ci tenga a dimostrare quanto è frugale, quanto spende poco, è davvero troppo. Si sprecano i servizi su giornali e tv di quanto è stato bravo quel vip che ha ridotto le spese per i regali di Natale, di quanto è rispettoso di chi non ce la fa ad arrivare a fine mese quell'altro miliardario che riutilizza gli abiti vecchi, contrapposti alla denigrazione esplicita dei cafoni di turno che si ostinano a comprare oggetti troppo di lusso, mangiare in ristoranti troppo di grido o, orrore, fare una vacanza in un albergo troppo stellato, magari con la spa e, addirittura, il bidet. Il dramma è che il servizio subito dopo ci racconta di aziende in crisi, di operai in cassa integrazione, di aumento della disoccupazione, di economia in recessione.
E tutto perché? Perché sono crollati i consumi, ovviamente. Ma ci vuole proprio una laurea in economia per comprendere l'incoerenza di tutto ciò? O basta magari un po' di buon senso? Mi piacerebbe tanto che Lady Sobrietà tornasse dal pizzicagnolo sotto Palazzo Chigi e gli dicesse: «Mio caro, quest'anno, non ostante mio marito abbia guadagnato un sacco di soldi anche grazie alle tasse che paghi tu, ho deciso di risparmiare per essere ancora più sobria e non comprarti zampone e lenticchie perché sei troppo caro e non è fine. Sei contento?». Sono certa che quello, anche se avesse solo la quinta elementare, saprebbe dargli una sonora ed efficace lezione di economia con una sola parola, che non è fine scrivere, ma che è facile intuire. E allora a che altro serve questa oscena sobrietà se non a soddisfare chi si nutre di invidia sociale?
Siamo il paese del lusso, della qualità, della bellezza e andiamo ad attaccare proprio i nostri migliori prodotti, per sostituirli con sobria robaccia a basso costo, importata da chissà dove. Non usiamo più i servizi che reggevano la nostra economia, perché è più sobrio fare tutto da sé. Siamo la patria del turismo, ma limitiamo le vacanze al minimo indispensabile perché sia mai che qualcuno pensi che siamo volgari. Ma, di grazia, qualcuno mi spiega di che dovrebbero sobriamente campare operai, sarti, baristi, camerieri e tutti i lavoratori italiani con un simile crollo dei consumi? Io capisco chi è in difficoltà, chi sta intaccando i risparmi per pagare l'Imu, ma davvero non concepisco che chi può permetterselo, proprio oggi, chiuda il portafoglio.
Esiste un solo modo per uscire dalla crisi e si chiama crescita, ma non si è mai visto crescere un paese dove chi ha i soldi smette di consumare, di comprare, di spendere, anche per le cose più inutili. Come se non bastasse poi, anziché far circolare i soldi nell'economia reale, cosí li tengono in banca, magari in qualche fondo di investimento estero, e gli unici che ci guadagnano sono, tanto per cambiare, i sobri banchieri e finanzieri che li riutilizzano per moltiplicare i loro affari. Se è questo il risultato che si voleva ottenere, abbiate la decenza almeno di non spacciarlo per salvataggio della patria. Se proprio si vuole aiutare l'Italia ad uscire dalla crisi, è ora di finirla con questo catastrofismo, con questa dannosa sobrietà e semmai mi sembra più utile far comprendere l'importanza di un po' di sano ottimismo, della necessità di far ripartire i consumi, di ridare fiducia, facendo attenzione che ciò che compriamo sia italiano, anziché sobriamente scarso ed importato. E allora il mio migliore augurio a tutti voi è che vi possiate liberare di questa cappa opprimente di sobrietà e che nel 2013 torniate ad essere ebbri di vita. E chi può spender, spenda, per amor di patria
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:26