L’Agenda Monti invita all’emigrazione forzata

Pare sia impossibile porre un freno all’invecchiamento della popolazione. Saranno troppo pochi i lavoratori italiani che dovranno sostenere la popolazione degli opulenti pensionati: ovvero gli operai che dovranno lavorare sodo perché Monti e colleghi mantengano inalterate le proprie garanzie pensionistiche e stipendiarie (valga l’esempio del senato a vita). Ora torna utile all’upper class italiana la sostituzione d’un 20% di connazionali con altrettanti extracomunitari. Ovvero sostituire l’italiano assatanato di diritti con chi s’accontenta d’uno stipendio molto inferiore e tante garanzie in meno sul profilo previdenziale e pensionistico. Garantire il futuro dei ricchi (siano essi dirigenti di stato o imprenditori) questo è il succo dell’agenda Monti. Per meglio garantire l’alta borghesia, necessita falcidiare chi economicamente in difficoltà.

L’upper class italiana è demograficamente stagnante: dire in declino accluderebbe anche un fattore di difesa, la totale chiusura alle idee che partono dal basso. Paragonare la compagnia di Monti alle comunità dell’uomo di strada equivale a mettere sullo stesso piano vampiri e umani: i primi si nutrono del sangue dei secondi, ed il compito di questi ultimi viene ridotto al solo sostentamento dei primi. La gang della demografia (gli imprenditori amici di Monti) cercano di dirci che sono a corto di lavoratori, ma di fatto non vogliono gli italiani. A questi ultimi consigliano di non essere choosy, quindi migrare. Abbandonare l’Italia per realizzare lontano dal Belpaese una vita alla portata delle loro possibilità economiche. Vale la pena mostrare una foto dell’Italia su cui si proietta il futuro politico dell’agenda Monti, ovvero un paese reale con il 24% di disoccupazione: percentuale inusuale per l’Italia, ma già definita dalla Fornero come fisiologica per le evolute democrazie postindustriali.

Troppi lavoratori per troppo poco lavoro? Di fatto il gruppo di lavoro che ha elaborato l’agenda Monti (in primis il professor Ichino) sa benissimo che la forza lavoro italiana è non impiegabile nel sistema impresa-lavoro previsto dai loro programmi. Si tratta di uomini e donne a cui viene precluso l’impiego fisso ma anche l’impresa, e perché il sistema bancario non permetterà mai che questa gente abbia un input iniziale nei settori più semplici e primari (vedasi agricoltura, ulteriormente disincentivata dalle ultime misure fiscali). Quindi il progetto montiano parte dal postulato che gli italiani residenti in Italia potrebbero godere di ricchezza diffusa se accettassero un ritorno alla situazione demografica del quadriennio ‘58/’62: ovvero circa 50milioni di popolazione attiva. Nel 2012 la popolazione attiva è di 60milioni: ergo, se Monti scoprisse le carte dovrebbe dirci apertamente che 10milioni d’italiani (ovviamente disoccupati) devono migrare, mentre 2milioni d’extracomunitari dovrebbero entrare o essere regolarizzati a bassi salari nel comparto industria/artigianato. Siamo troppi e schizzinosi... ma questo ce lo ripetono quotidianamente da circa un anno. Solo con questa epocale rivoluzione demografica si potrebbero garantire per il prossimo mezzo secoli i diritti dei benestanti, assicurando all’Italia la cosiddetta “pace sociale” (ovvero la fine delle proteste di piazza).

A ben guardare l’agenda Monti non è certo una novità. Nell’Inghilterra di Elisabetta I venivano istituiti per legge nel 1576 gli stabilimenti di correzione per poveri e mendicanti: le “Houses of correction” miravano alla punizione della povertà tramite i lavori forzati. Una posizione che viene rimarcata nell’Inghilterra vittoriana, quella dell’ormai avviata “rivoluzione industriale”: una nuova legge contro la povertà, emanata nel 1834, aboliva la “carità legale”, proibiva l’aiuto a domicilio e costringeva i poveri nelle nuove workhouse (case di lavoro). Ai poveri che rimanevano in Inghilterra toccava la reclusione, mentre veniva facilitata una migrazione dei meno abbienti nelle lontane colonie. Ed oggi difficilmente le economie europee potranno garantire una piena occupazione degli italiani in difficoltà: la domanda di lavoro è molto elevata, e nuove leggi intendo far calare i salari in funzione della forte offerta di manodopera. Così succede che l’economia cresce, ma arricchisce esponenzialmente l’upper class dopo aver garantito il blocco dell’ascensore sociale per i disagiati. Ecco che l’agenda Monti da input a trasporto pubblico e infrastrutture tutte (soprattutto quelle sanitarie) perché vengono progettate in funzione del calo demografico, quindi dei soli abbienti. Un programma fatto per chi si recherà a votare, e perché i professori sanno che la gente in disagio diserta le urne.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:48