Giornalisti, 2012 anno  da dimenticare

Non è un buon momento per i giornalisti. Sono 232 i reporter e fotoreporter di cui si conoscono nome e cognome finiti in carcere nell’adempimento del loro lavoro. Il rapporto presentato negli Usa dal direttore del Comitato per la difesa della professione, Joel Simon, non è completo ma mette in evidenza che le manette sono scattate 53 volte in più rispetto al 2011 e che le minacce superano il migliaio di casi.

La lista nera è detenuta dalla Turchia con 76 cronisti dietro le sbarre con l’accusa di «terrorismo e coinvolgimento contro il governo». Un triste primato per il premier Recep Tayyip Erdogan che ha celebrato ad Ankara i dieci anni al potere del suo partito Akp e che chiede di entrare in Europa. Sul podio più basso (in negativo, ovviamente) ci sono l’Iran con 45 arresti, la Cina con 32 seguiti da Eritrea (28 arresti) e Siria dove il regime non fornisce informazioni né sul luogo della detenzione né sui capi d’imputazione.

È finito in galera in Grecia il giornalista Costas Vaxevanis accusato di violazione della privacy per aver pubblicato sul suo periodico Hot Doc la lista di 2059 greci con conto in Svizzera mai dichiarati al fisco ellenico. La ormai famosa lista “Lagarde” che assomiglia a quella Falcioni di Lugano e di cui vorrebbe avere conoscenza l’Italia per scoprire gli evasori.

In Italia oltre al caso del direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, condannato a 14 mesi di carcere, poi agli arresti domiciliari, processato per evasione da questi e sospeso dall’Ordine della Lombardia c’è la vicenda dei 21 giornalisti della regione Sicilia licenziati perché secondo il nuovo governatore sono troppi e troppo pagati ma non rispettando alcuna procedura e senza confronto sindacale. Dall’inizio dell’anno fino al 3 dicembre oltre 300 giornalisti italiani sono stati minacciati dalla mafia per la loro attività professionale. Altri 43 casi di minacce sono state rivolte ad intere redazioni.

Ci sono informazioni sgradite anche dal mondo tecnologico. Capita così di aprire la posta elettronica e apprendere di essere stati licenziati. È accaduto ai 129 giornalisti del quotidiano progressista spagnolo El Pais che nonostante le 500mila copie vendute al giorno si trova in gravi difficoltà economica e costretto a tagli particolarmente dolorosi. La generazione di giornalisti che ha guidato il quotidiano negli anni del socialismo spagnolo, del boom economico e delle conquiste sociali è stata falcidiata per email. La proprietà non a dimenticare tutti i valori di cui la “prensa” del gruppo Prisa si era fatta portabandiera. Il piano tagli prevede 128 licenziamenti, 21 prepensionamenti a fronte di 446 unità in organico e per chi resta taglio del 15% della busta paga.

L’ultimo pericolo arriva ai giornalisti dalla tecnologia. Sono i “droni” utilizzati per un servizio sulla siccità in Nebraska da parte del dipartimento dell’Università. Il “quadricottero” ha agito come una vera e propria troupe televisiva, utilizzando una telecamera sulla parte anteriore che ha scattato immagini definite “fantastiche”. È la concorrenza del “drone journalism”.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:54