Sarà il web a detronizzare Grillo

Prima ancora delle urne, sarà il web a punire Beppe Grillo. Il media che più di ogni altro Grillo ha cavalcato (dimostrando però a più riprese di non conoscerlo affatto), sta cominciando a fare terra bruciata attorno al comico genovese che voleva giocare a fare il Masaniello dell’era digitale. Perché nonostante la folgorazione sulla via di Damasco 2.0, Grillo è sempre rimasto quello che i computer li prendeva a mazzate sui palchi dei teatri di mezza Italia, quasi fossero l’incarnazione del male assoluto. 

Grillo aveva paura dei computer perché non li capiva. E nonostante la conversione internettiana dell’ultimo decennio continua a non capirli tutt’ora. È rimasto fermo alla cultura dei blog e dei forum vecchio stampo, quelli dove bastava un clic per cancellare il dissenso, o un ban per mettere a tacere l’apostasia. Ma da allora sono passati dieci anni, che per il web rappresentano un’eternità. E Beppe Grillo si ritrova ad essere l’allegoria digitale di un medico che voglia curare il cancro coi salassi.

La stampa tradizionale, si sa, non è mai stata generosa con il Grillo politico. Il sentimento è sempre stato reciproco, e a onor del vero il Movimento 5 Stelle non ha avuto proprio tutti i torti a lamentare un pessimo trattamento da parte di tv e giornali mainstream, che non hanno mai perso occasione per prenderlo di petto. Ma è proprio da Internet che adesso arriva la mazzata più pesante. Forse, l’inizio della fine.

In principio furono le parodie. Dalla pagina Siamo la gente, il potere ci temono su Facebook al twitteriano Movimento dei Caproni (@movimentcaproni), con le quali i derisori sono diventati i derisi.  

Poi sono arrivate le primarie del centrosinistra. Una ventata di democrazia partecipata (checché se ne pensi in merito ai candidati) che è stata in grado di mettere in ombra le sparate di Grillo persino sul suo terreno di gioco preferito: internet e i social network. Il comico urlatore non l’ha proprio mandata giù, e si è visto costretto a sbrodolare una sfilza di livorosi comunicati anti-primarie che non hanno ottenuto altro risultato se non inimicargli ulteriormente quella piazza virtuale che dava segno di ignorarlo.

Ecco allora le parlamentarie. Avrebbero dovuto rappresentare l’asso nella manica del M5S. L’espressione della vera vox populi attraverso al web. Gratuite, pulite, aperte a tutti, imparziali, nuovissime sia nel metodo che nella scelta dei candidati. E invece no. Ottenere il diritto di voto digitale si è rivelato più complicato che richiedere una copia del proprio stato civile all’ufficio anagrafe. La carrellata dei videocurruculum dei candidati è diventata un’agghiacciante amalgama tra le selezioni per un reality show e una carrellata naive di fenomeni da baraccone. In breve, una Caporetto mediatica senza precedenti. Appena 95mila i votanti complessivi, e candidati ammessi in lista con appena 300 preferenze. Le stesse con le quali non si ha la garanzia di approdare nemmeno nel consiglio comunale di una città con meno di 50mila abitanti. Solo per rendere l’idea: la giovane cantante Chiara Galiazzo ha vinto l’edizione 2012 di XFactor con 718.658 voti.  

Ieri, l’ultimo exploit. Ma probabilmente ultimo solo in ordine di tempo. Ovvero la cacciata di Salsi e Favia con il laconico comunicato di quattro righe pubblicato sul blog: «A Federica Salsi e Giovanni Favia è ritirato l’utilizzo del logo del MoVimento 5 Stelle. Li prego di astenersi per il futuro a qualificare la loro azione politica con riferimento al M5S o alla mia figura ».  Il pallone è mio e decido io, insomma. E ora il fantomatico “popolo della rete” si domanderà se sia più scioccante l’arbitrarietà di una simile decisione, rimarcata ulteriormente dall’utilizzo della prima persona singolare, o la bizzarra espressione «ritirato l’utilizzo del logo», quasi si trattasse davvero solo e soltanto di marketing.

Persino sul blog beppegrillo.it, dove il grillopensiero ha sempre regnato incontrastato al riparo da qualsiasi forma di contestazione, ora la macchina del consenso asservito al Caro Leader comincia a scricchiolare. Basta leggere i commenti dei visitatori al breve post con il quale ieri mattina il comico genovese ha annunciato l’epurazione dei due Salsi e Favia. Certo, non mancano gli yesman pronti a giustificare sempre e comunque le sentenze inappellabili di Mr. Vaffa, ma a spiccare nel numero e nei toni sono i giudizi esasperati di chi non è più disposto a lasciar correre dispotismo grillino. 

«Queste sparate non sono più tollerabili, non ti puoi permettere di cacciare via chi dissente dal tuo pensiero» scrive tale Marcello Poleti. «Hai perso un voto e molti altri a cascata» dice ancora l’ormai ex grillino. «Ovviamente in tutto questo i media tradizionali sguazzeranno e le percentuali di votanti scenderanno drasticamente. Sono veramente rammaricato, credevo nel progetto di una democrazia dal basso dove ognuno vale uno e tutti hanno diritto di dissentire. Ma tu da megafono , come ti sei proclamato, sei diventato un dittatore. Spero  - conclude Poleti nel suo sfogo-fiume -che i gruppi di attivisti lo capiscano e incomincino a sganciarsi da te, stai diventando purtroppo un grosso peso».

«I cittadini li avevano riconfermati durante l’ultimo tour per l’Emilia, e tu li cacci? Solo una parola: vergognati» rincara Dario Billi. «Complimenti!!! Un ottimo esempio di pluralità e democrazia, siccome il logo è di Beppe Grillo e il movimento è di Beppe Grillo se due non mi piacciono non li voglio più, questo purtroppo è diventato il movimento, dal 2010 l’ho sempre votato...sarò costretto a non farlo più...» si lamenta invece Francesco Maria Bandoli. E un laconico Filippo Gasperi saluta la cacciata dei dissidenti come «L’inizio della fine...». 

«Sarebbe giusto e completo scrivere anche le motivazioni» chiede Andrea S., da Genova. E mauro Citeroni, da Lapedona, fa timidamente notare al comico: «Probabilmente stavolta hai toppato...alla grande. Mi dispiace Beppe». «Sono esterrefatto!!! E quali sarebbero le motivazioni? Quale punto del non statuto non hanno rispettato? Pensavo che tu Beppe facessi da garante per il rispetto del non statuto , non immaginavo certo ti permettessi di espellere attivisti o ancor peggio eletti senza motivazione valida e articolata nei minimi dettagli. Che delusione...» dice Gabriele Mannelli, da Prato. O ancora Cristiano Costanzo:  «Stai facendo un po’ troppo il monarca illuminato». 

E per colui che dalle piazze invocava il ritorno della ghigliottina virtuale, arriva il contrappasso di una detronizzazione a colpi di clic.

 

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:53