
Rai Uno non ha davvero badato a spese. Ha allestito appositamente lo studio nomentano e messo a disposizione una eccellente Monica Maggioni in grande spolvero per una singolar tenzone che si avvia ad essere annoverata nella categoria “grandi eventi”. Non è il confronto Obama–Romney ma, fatte le debite proporzioni, noi ci dobbiamo contentare di un confronto Bersani–Renzi.
Cosa dire di questo evento? Tutto il bene possibile tranne, forse, una mancanza di stile da parte di tutti. Troppo confusi per questo scintillante testa a testa tre le due più significative menti pensanti del Partito democratico per ricordarsi di Francesco Zaccaria, operaio di 29 anni che quando si è abbattuto il tornado sull’Ilva di Taranto era nel porto, all’interno della cabina di una gru, un lavoratore ancora disperso dalla furia degli elementi che si sono abbattuti sulla città pugliese. Dopo che sulla stessa città si era abbattuto un altro tornado, di altra natura, che rischia di spegnere una delle più importanti industrie d’Europa.
Chi ha vinto il confronto? A caldo sembra che abbia vinto Renzi, forte della sua verve toscana che ha in certi punti letteralmente sommerso Bersani. Quest’ultimo, malgrado l’esibita tranquillità, ha veramente masticato amaro. E si è visto nettamente. Poco da dire. Bersani ogni volta che veniva messo all’angolo metteva su la faccia di quello che pensa: “Ma guarda un po’ ‘sto ragazzino senza rispetto! Lascia che vinca io e te la faccio vedere io Firenze! Ti faccio fare il sindaco di Barberino di Mugello, impertinente”.
Mi sarò distratto, ma Bersani non ha mai risposto. Magari il concetto è scontato, però lui non ha detto la stessa cosa in caso di vincita di Renzi. Signori. Concludiamo con un inchino profondo. I due hanno detto che hanno fatto politica vera, mica chiacchiere e tabacchiere di legno che il Banco di Napoli non l’impegna! Bene. A domenica, e che vinca chi vinca. Per il cittadino italiano ho l’impressione, magari sbagliata, che non sposti nulla.
La serata “politica” non è conclusa. Senza neppure la fatica di cambiare canale, si approda a Vespa e Porta a Porta. Non so chi ha visto tutte e due le trasmissioni, ma vedendo la seconda sembrava di assistere alla veglia funebre del Pdl. Le dichiarazioni, si è un poco salvata la Meloni, sono state salmodianti, quasi giaculatorie, un rassegnato rosario recitato con tutta la devozione possibile per invocare il ritorno in campo del Silvio salvatore universale, capace di dare sangue alle rape e di invertire miracolisticamente il corso dei fiumi.
C’è stato addirittura chi, facendo sfoggio di possedere qualità divinatorie ed avere accesso alle “segrete cose”, ha ipotizzato due partiti per il Pdl: uno che farebbe le primarie e l’altro no. Non è possibile mettere a confronto i due spettacoli. Il BersaRenzi ha vinto dieci a zero e nel secondo, come ha detto Vespa in punta di pungiglione, era pieno di ex ministri che per averli quando erano in carica erano dolori. Questo l’epitaffio finale. Sic transit gloria mundi.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:46