
Non vedo perché stupirsi della decisione dell’Ilva di chiudere lo stabilimento di Taranto. Semmai mi stupisco che abbiano aspettato tanto. D’altronde la magistratura ha deciso di perseguire ed arrestare chiunque si sia azzardato a cercare di far continuare la produzione, arrivando persino a sequestrare il poco acciaio prodotto come corpo del reato (anziché la pistola, qui abbiamo l’acciaio fumante), quindi c’è da presumere che siano soddisfatti di questa decisione ormai inevitabile. Non vedo perché stupirsi, poi, che la magistratura abbia di fatto esercitato un potere politico, usando le leggi e i processi come grimaldello per ottenere risultati in contrasto con gli unici che dovrebbero occuparsi di economia, industria, lavoro, sanità ed ambiente in Italia. Sono vent’anni che politici, giornalisti e simpatizzanti delle toghe sostengono a spada tratta la magistratura quando entra a piedi pari nella vita politica. Come utili idioti hanno gioito ogni volta che veniva colpita la parte avversa, senza comprendere che non siamo allo stadio e quando gli arbitri si mettono a segnare a porta vuota dopo aver espulso tutti i giocatori di entrambe le squadre, non solo è finito lo spettacolo, ma è morta la democrazia. Non serve scomodare Montesquieu per comprendere che se un gruppo di persone non trova limiti al potere, né costituzionali, né legislativi, né di responsabilità personale, è inevitabile che continui ad espanderlo senza controllo. Non vedo perché stupirsi, quindi, se oggi un gip o un pm decidano di disinteressarsi del tutto dei provvedimenti del governo, dell’Aia ormai approvata, che, in tutta Europa e in qualsiasi altro paese civile e democratico, è l’unico provvedimento che deve regolamentare uno stabilimento del genere, senza che un giudice si possa azzardare a metterlo in discussione. Se ritengono che le loro sentenze siano prioritarie rispetto a qualsiasi legge o provvedimento governativo, è ovvio che se questa sicumera valeva per politici avversi, valga a maggior ragione per un tecnico che politico non è. Bisognava preoccuparsene quando si è permesso a certi magistrati di cominciare a prendere questa pericolosa strada ed ora ormai è tardi per piangere sulla democrazia massacrata.
Piuttosto, mi stupirei che quella che doveva essere la panacea di tutti i mali, il governo sottratto al voto del popolo ignorante, in mano a tecnici non corrotti dai palazzi della politica, che ha fatto della credibilità la sua unica ragione di esistere, anziché preoccuparsi solo delle banche straniere, non si sia posto il problema di ottenere anche una credibilità interna nei confronti della magistratura, dei lavoratori che manda a casa e di qualsiasi investitore estero che si guarderà bene dal venire in un paese dove la legge ed i provvedimenti autorizzativi sono così aleatori. Mi stupirei che in tutti questi lunghi mesi di braccio di ferro tra l’Ilva e la magistratura, l’unico ministro che se ne sia occupato (a quanto pare con scarsi risultati) è quello dell’ambiente, Clini. Una vicenda tanto importante per tutta l’Italia, come minimo doveva coinvolgere quello del lavoro, Fornero, dello sviluppo (o meglio sottosviluppo) economico, Passera, della giustizia, Severino, della salute, Balduzzi, ma soprattutto quello che dovrebbe avere il compito istituzionale di coordinarli tutti ed assumersi la responsabilità di ogni azione, ed omissione, del governo, il presidente del Consiglio. Ma non vedo perché stupirsi se Monti non ha fatto, ottenuto e concluso assolutamente nulla sull’Ilva in questi mesi, in cui se ne è evidentemente disinteressato, salvo oggi apparire come uno che corre ai ripari e cerca di metterci la “pezza”. D’altronde si è sempre saputo che il suo principale obiettivo fosse fare compiti a casa che soddisfacessero la Merkel... a cui in fondo in fondo non dispiacerà di veder così eliminato dal mercato uno dei principali concorrenti delle acciaierie tedesche.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:44