La Sicilia si allinea al trend del sud e premia il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. Il leader dei democratici vince le primarie nell’Isola e conquista il 51,9%, staccando di oltre venti punti Matteo Renzi che si piazza secondo con il 29,9%. Seguono Nichi Vendola, che ottiene il 15,57%, Bruno Tabacci con l’1,32% e Laura Puppato con l’1,22 %.
Un successo, quello del leader Pd, che in Sicilia era abbastanza scontato. Per Bersani, infatti, si sono schierate quasi tutte le correnti del partito, e pure il neopresidente della Regione, Rosario Crocetta, aveva dichiarato esplicitamente il suo voto per il segretario nazionale. A Gela, città del governatore, il leader del Pd ottiene il 57%, mentre ad Enna, forte dell’appoggio del senatore Vladimiro Crisafulli, conquista il 61%. Non raggiunge invece la maggioranza assoluta a Palermo, dove si ferma al 45,56% contro il 32% del sindaco di Firenze. Bersani inoltre ha incassato anche il sostegno dei big della Cgil e della Uil che apertamente si sono mossi a suo favore. E sebbene l’affluenza al voto sia stata inferiore rispetto al 2009 (205mila votanti), quando si votò per l’elezione del segretario nazionale del partito, i siciliani che domenica si sono recati al voto sono stati oltre 144mila.
Il dato siciliano di Bersani, che ha registrato il miglior risultato nella provincia di Messina (feudo di Fracantonio Genovese, leader della corrente Innovazioni in Sicilia) con circa il 64% delle preferenze, ha fatto esultare il segretario regionale del Pd, Giuseppe Lupo, che ha parlato di un «risultato straordinario». Dice Lupo: «In Sicilia abbiamo assistito ad una doppia vittoria: la prima è la straordinaria partecipazione del popolo del centrosinistra, la seconda è ovviamente quella di Bersani, che è stato il primo degli eletti in tutte le province». Di «straordinario risultato» in Sicilia, seppur in termini diversi e con accenti di polemica, parla anche Davide Faraone, coordinatore regionale dei comitati del sindaco di Firenze: «Avevamo tutto l’apparato contro, tutti i parlamentari, regionali e nazionali, tutti i segretari provinciali, l’esecutivo regionale. Tutti - ha dichiarato Faraone - erano schierati con Bersani. In queste condizioni, aver ottenuto il 30% dei voti, è stato incredibile». In effetti, ciò di cui parla Faraone, cioè l’avere raggiunto il 30% delle preferenze, non potrà non avere riflessi non solo all’interno del Pd, ma anche nella formazione delle liste per le prossime elezioni politiche. La dirigenza siciliana si troverà a dover affrontare una nuova realtà che prima aveva sottovalutata: la chiara manifestazione di forza del gruppo che fa capo a Matteo Renzi.
Con questo nuovo equilibrio, la gestione del Pd in Sicilia non sarà più tanto facile come nel passato.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:05