
Avevano cambiato la legge elettorale nell’aprile del 2005 un mese prima delle elezioni e avevano chiesto ai partiti che non erano già nel parlamento di depositare 5 mila firme per raccogliere le candidature e depositare le liste “last minute”. Inoltre volevano una cauzione elettorale pari circa a 11 mila euro in moneta locale. Per questo i legislatori della Bulgaria lo scorso 6 novembre sono stati condannati con una sentenza della Corte dei diritti dell’uomo, Cedu. Ora, mutatis mutandis, in Italia si vuole fare la stessa cosa, con un esasperante pressing (Emma Bonino l’ha chiamato “stalking”) istituzionale da parte di Napolitano. Perchè? Prima erano solo i Radicali di Pannella a chiederselo, nelle interminabili chiacchierate domenicali post partita con Massimo Bordin.
Da ieri anche Francesco Storace, leader della Destra, si è fatto le stesse domande.
Più precisamente ne ha poste dieci, sullo stile di “Repubblica” all’epoca del Cav e del caso Noemi Letizia, proprio al Capo dello stato. Le più importanti sono le domande 4, 5 e 6: “dobbiamo preparare in un mese liste con candidature bloccate?”; dobbiamo preparare in un mese liste con le preferenze?”; “dobbiamo preparare in un mese liste sul modello dei collegi provinciali?”.
E non è neanche da sottovalutare la domanda 7: “quante firme dovremmo raccogliere di nuovo?”
Per questi motivi il deputato radicale eletto nelle liste del Pd Maurizio Turco è in sciopero della fame da qualche mesetto. Ma i maggiori partiti, che non dovranno raccogliere le firme, se ne fregano e tentano di farsi una legge elettorale su misura e sempre a danno dei più piccoli e del diritto di tribuna. Nella motivazione che ha condannato lo stato bulgaro (su ricorso del partitino “Ekoglasnost”) per la “furbata” di approvare una legge il primo aprile 2005 e avere portato il paese al voto un mese dopo, si legge tra l’altro a pagina 9: “la necessità di garantire la stabilità del diritto non concerne tanto i principi fondamentali la cui messa in causa è difficilmente prospettabile, quanto alcune precise regole di diritto elettorale come il sistema elettorale propriamente detto, la composizione delle commissioni elettorali, e la formazione delle circoscrizioni ”. “Questi tre elementi – secondo il Cedu – appaiono determinanti per lo scrutinio e conviene evitare non solo la manipolazione a favore di un partito ma anche le apparenze di manipolazione”.
Nella pagina 16 il dispositivo (PQM): “La corte dichiara all’unanimità ricevibile il ricorso dell’appellante ai sensi dell’articolo tre del Protocollo numero uno dei diritti dell’uomo”.
Motivo? “Introducendo tardivamente nella legislazione elettorale la cauzione economica, e con la richiesta di raccogliere 5 mila firme a sostegno delle candidature, le autorità bulgare hanno mancato di stabilire un giusto equilibrio tra le esigenze della società e quelle del partito che si è appellato violando così l’articolo tre del Protocollo 1”. Questa cosa è stata scritta per la Bulgaria lo scorso 6 novembre e si riferisce al 2005. Ma la situazione italiana di oggi è tanto differente?
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:52