La stampa snobba il congresso radicale

Si può cominciare con un dato di fatto che non costituisce una novità. Semmai una conferma. Si sono appena conclusi i lavori dell’XI congresso di Radicali Italiani. È stato un momento di dibattito importante e interessante, per i Radicali, tra i Radicali. 

Un congresso che ha visto momenti appassionati e “sentiti”, molto partecipato come accade sempre negli appuntamenti dei Radicali. E non hanno mancato di fornire il loro contributo prezioso intellettuali, esperti, docenti universitari, politici di altri schieramenti. 

Sono stati tutti accolti con simpatia e attenzione per quello che ritenevano di dirci, e i loro interventi non sono stati “saluti” di rito, ma contributi di spessore che abbiamo condiviso o meno, ma sono stati un “materiale” utile di riflessione e stimolo. Si prenda, per esempio, la relazione del professor Andrea Pugiotto (il sonoro è reperibile nel sito di Radio Radicale, il testo scritto su Notizie Radicali). 

È stato un momento importante per i Radicali, ma quel suo intervento non vale, evidentemente, per i soli Radicali. Pensate se ne sia accorto un giornale che sia uno? E certo che non se ne potevano accorgere. I giornalisti semplicemente si contavano sulle dita di una mano, e quelli che c’erano non hanno fatto un minimo sforzo per cercare di capire (e descrivere) il Congresso, i suoi umori, le sue tensioni, le urgenze avvertite e proposte: la “battuta” di Marco Pannella, la battuta di Emma Bonino, ed era grasso che colava, perché spesso neppure questo. 

Una forza politica si riunisce a congresso, e quello che le si riserva è, quando va bene, un “francobollo” a pié pagina…Tiratele voi, le conclusioni.

Lo dico in modo pedestre. La partita che si gioca (carcere, giustizia amnistia), è certamente un fatto di umanità; e sicuramente l’umanità è importante. Ma è soprattutto un dato politico. Meglio: il dato politico. 

La mozione generale votata al termine dell’XI Congresso di Radicali italiani denuncia la responsabilità delle massime cariche istituzionali, a partire dal Presidente della repubblica (“Cesare”, come non si stanca di dire Marco Pannella), «per l’inerzia o la complicità messa in atto a fronte della violazione delle regole interne ed internazionali, in particolare a fronte delle reiterate condanne comminate contro l’Italia dalla Corte europea dei diritti umani». 

È una denuncia che Pannella ha fatto e fa da tempo, da Radio Radicale e nei pochi altri luoghi dove ha la possibilità di esprimersi; può essere una corbelleria oppure una verità. 

Qualcuno ne discute, dibatte, obietta? Una così grave denuncia come mai viene silenziata, ignorata? Non si parla di questo, si silenziano le ormai importanti oltre che numerose prese di pozione che vengono dal mondo cattolico e dalle gerarchie vaticane. Tiratele voi le conclusioni.

Le iniziative nonviolente in corso. Ci sono quattro digiuni, e su quattro obiettivi e “dialoghi” il cui punto in comune è la conquista della legalità e il rispetto della legge: Rita Bernardini, Maurizio Bolognetti, Maria Antonietta Farina Coscioni, Diego Sabatinelli, Irene Testa, Maurizio Turco, chi scrive. 

La solitudine non è mai stato un problema, quando c’è la solidità delle convinzioni che sono alla base delle iniziative; però questa solitudine si avverte, si coglie, è palpabile. Può anche andare bene così; ma va bene così?      

Per dire di una di queste iniziative, quella di Sabatinelli, segretario della Lega per il Divorzio Breve; perché sta digiunando da giorni? «In Italia - dice - per divorziare siamo obbligati a tre anni di separazione e due giudizi, quello di separazione e quello di divorzio, con spese processuali raddoppiate. E poi, i tempi: si aspettano quattro anni per un divorzio consensuale, anche dieci anni se c’è disaccordo. La legge del 1970 crea situazioni difficili, perché nell’attesa della definizione del processo si costituiscono nuove famiglie senza tutele e senza diritti e nascono figli discriminati dalla legge rispetto a quelli nati nel matrimonio. Per non parlare dei cosi per i nostri tribunali. Un testo di compromesso è stato approvato dalla Commissione Giustizia della Camera, salvo poi sparire dalla discussione in Aula. Questo perché nessun gruppo parlamentare vuole problemi con il Vaticano o si vuole dividere. Oltre cento persone hanno aderito al mio sciopero della fame, e migliaia hanno firmato un appello perché la proposta di legge venga discussa». 

Nello spazio di un “francobollo” Sabatinelli ha spiegato tutto l’essenziale. 

Discussa, diventi oggetto di confronto e di dibattito; e per dire: su un tema come questo non sarebbe interessante ascoltare le ragioni “pro”, e quelle “contro”, in modo che ciascuno possa farsi un’opinione? 

Ma è appunto questo che non si vuole, così la possibilità di dibattito si confisca, il nostro diritto a conoscere abrogato. Tiratele voi, le conclusioni.

A conclusione dei lavori congressuali è stata approvata una mozione a larghissima maggioranza. In quella mozione, tra l’altro si legge: «…denuncia la responsabilità delle massime cariche istituzionali, a partire dal Presidente della repubblica, per l’inerzia o la complicità messa in atto a fronte della violazione delle regole interne ed internazionali, in particolare a fronte delle reiterate condanne comminate contro l’Italia dalla Corte europea dei diritti umani; individua nella nonviolenza lo strumento da utilizzare per fornire ai potenti la forza per rispettare almeno la propria stessa legalità, e ringrazia le decine di migliaia di detenuti e loro familiari che, assieme a Marco Pannella, hanno dato vita in questo anno a iniziative senza precedenti di satyagraha proprio a partire dalle carceri per l’amnistia e la giustizia…». Dunque?

Per i giornali e i mezzi di comunicazione, come s’è detto, tutto questo non è “notiziabile”; nulla viene raccontato, discusso, sottoposto al vaglio della critica e ragionamento. 

Nessuno sa, nessuno deve sapere. Va bene così?

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:35