
Questione di ore, e si apre l’XI congresso di Radicali italiani. Se sarà un momento importante di riflessione, confronto, dibattito tra noi e per noi, dipenderà in fin dei conti solo dalla consapevolezza di ogni singolo iscritto e militante. Il congresso, com’è tradizione radicale, è aperto al contributo di tutti. Tutti possono assistere e intervenire; tutti gli iscritti possono proporre documenti e naturalmente votarli, e concorrere alle cariche. Il militante iscritto con più “bollini” di iscrizione vota al pari di chi si è iscritto qualche ora prima, lo Statuto al riguardo è di una chiarezza cristallina, e non ha necessità di alcuna interpretazione o “preambolo”: “chiunque” significa appunto chiunque.
Stiamo vivendo un momento politico particolarmente confuso, che legittima sfiducia, delusione, scoramento. Una situazione che non certo disinteressatamente si vorrebbe descrivere con l’espressione “sono tutti uguali”, il classico modo con cui il peggiore cerca di occultarsi e confondere. Non è affatto vero che siamo tutti uguali. I Radicali hanno l’ambizione di non avere, noi partito più antico della repubblica, un solo dirigente, militante, iscritto che sia stato condannato, processato, anche solo indagato per reati contro la pubblica amministrazione. Altri possono dire altrettanto?
I Radicali hanno posto al centro della loro iniziativa, nelle aule parlamentari e fuori, la questione della legalità, del rispetto della legge, in tutte le sue declinazioni. Non solo il carcere, ma la più generale situazione disastrosa della giustizia italiana; e il diritto, da declinare non solo per l’Italia e gli italiani, alla verità, alla conoscenza.
È una sfida (anche a noi stessi) esaltante e ambiziosa, che richiederà, assai più che in passato, pazienza e fantasia, astuzia e intelligenza, candore e capacità di individuare i punti deboli del regime su cui far leva. Ci siamo appena lasciati alle spalle le elezioni siciliane che hanno confermato quanto già si poteva cogliere – solo a volerlo! – quando mesi fa si è votato prima per i sindaci di importanti capoluoghi e i referendum; quel voto a Rosario Crocetta da una parte, al Movimento 5stelle dall’altra, e la stragrande maggioranza di astenuti, sono un messaggio che va colto, capito, che non va ignorato. Oggi in Sicilia, domani è facile che si ripeta in Lazio, in Lombardia e ovunque nel resto d’Italia.
Non è vero che ”tanto non cambia nulla”. Fatela, una ricerca; e vedrete che ogni volta, qualcosa – soddisfacente o no che si sia rivelato – c’è stato un cambiamento; questa volta il mutamento si annuncia addirittura prima, già si contano morti e feriti. E tuttavia sarà un durissimo, faticoso percorso minato, quello che dovremo attraversare, e con nessuna certezza di successo. Non isolati, ma certamente silenziati, si dovrà anche mettere in conto l’impossibilità di allacciare interlocuzioni, e di dover operare, dopo anni, solo fuori dalle aule parlamentari senza punti di appoggio e sostegno alla Camera dei deputati e al Senato. Non è certo, ma è probabile.
In questi giorni è un fiorire di iniziative radicali e nonviolente: sul fronte più squisitamente legato alla giustizia e alle carceri; sul fronte del rispetto delle prerogative parlamentari; sul fronte del diritto dei malati di avere quell’assistenza che viene loro negata: Rita Bernardini, Maurizio Bolognetti, Maria Antonietta Farina Coscioni, Carlo Loi, Diego Sabatinelli, Irene Testa, Maurizio Turco, chi vi scrive, e tantissime altre compagne e compagni, con le loro diversità e le loro debolezze, le loro lacune e ingenuità, le loro furbizie e i loro candori. Il 22 ottobre scorso su Notizie Radicali abbiamo pubblicato un breve intervento di Rita Bernardini, più che altro una batteria di domande; sono questioni che faremmo bene a porci, e che ci si augura siano materia di dibattito al congresso (e non solo al congresso, evidentemente).
“Shomèr ma mi-liailah?”, chiede il viandante. Anche noi potremo rispondere, come la sentinella di Isaia, che la notte sta per finire, anche se l’alba non è ancora arrivata; e che ci dobbiamo stancare di tornare, di chiedere, di insistere.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:36