Elezioni in Sicilia: nessuno vince
Un buon sunto della tornata elettorale lo offre Fitch. L’agenzia di rating, quando lo spoglio aveva ormai superato il 50% delle elezioni e i risultati si erano consolidati, ha declassato la Sicilia a BBB. Spazzatura, praticamente. E per di più con un outlook (una sorta di previsione di andamento nel medio periodo) negativo. Le urne hanno consegnato al futuro presidente, il Democratico Rosario Crocetta, un Consiglio ingovernabile. La somma di voti ottenuti dal Pd, dall’Udc e dalle liste civiche che lo sostenevano non va oltre i 40 seggi. Ben lontani dai 46 che garantirebbero al cartello che lo ha sostenuto l’autosufficienza. La strada, adesso, è quella di siglare un improbabile accordo di grande coalizione con il Pdl, oppure di imbarcare nella maggioranza il partito dell’ex presidente Raffaele Lombardo, che pure con il Partito democratico ha avuto non poco da ridire nell’ultimo scorcio della scorsa legislatura.
Al netto degli equilibri regionali, all’indomani dei risultati siciliani il dato politico più rilevante appare essere quello dei grillini. Il movimento dell’ex comico si è affermato come prima lista nell’isola, sfondando anche al Sud, territorio storicamente ostico per il M5S. Se non ci saranno scossoni rilevanti da qui alla primavera, le liste di Grillo potrebbero seriamente contendere al Pd il ruolo di primo partito nel paese (alla fine della scorsa settimana un sondaggio Swg dava i Democratici in vantaggio di soli tre punti su scala nazionale) dopo aver fagocitato il voto antipolitico sterilizzando Idv e Sel, fermi ad un modesto 6%. Ma, più in generale, il voto ha segnato una distanza tra l’elettorato che si è recato alle urne e i partiti tradizionali. La lista civica legata a Crocetta ha totalizzato più della metà dei consensi di uno sfiatato Pd, attestatosi intorno al 13%. Peggio è andata al Pdl: le liste vicine a Nello Musumeci hanno totalizzato all’incirca lo stesso numero di voti degli azzurri, fermi ad un misero 12%. Il risultato siciliano aggiunge confusione al caos danzante della dirigenza pidiellina. Più di una voce si è sollevata ieri invocando le dimissioni di Angelino Alfano, leader siciliano degli azzurri. Che arrivino o meno, è indubbio che il responso delle urne indebolisce la linea del segretario, allontanando un accordo con i moderati e rafforzando l’ala dei falchi che invoca un ritorno alle origini.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:13