
Francamente non so come si possa spiegare ad uno straniero che in Italia degli scienziati sono stati condannati per omicidio colposo ed a risarcire i danni per non aver previsto il terremoto in Abruzzo. La vedo dura per Monti, che ha fatto della credibilità internazionale l’unica sua ragione di vita politica, sconfiggere il senso del ridicolo e di incredulità che suscita inevitabilmente questa sentenza unica al mondo. Vallo a spiegare che la loro colpa è stata quella di aver detto che da uno sciame sismico non si poteva prevedere una scossa così devastante, visto che è esattamente quanto sostengono gli esperti a livello planetario, nessuno escluso. Vallo a spiegare che, invece, avrebbero dovuto dar retta a Giuliani, un tecnico neppure laureato le cui intuizioni sul radon non sono riconosciute dalla comunità scientifica né dimostrate, il quale in quei giorni voleva fare evacuare Sulmona per spostare tutti magari proprio a L’Aquila.
Il fatto è che ormai siamo andati oltre il “piove, governo ladro” per arrivare al “piove, arrestate Giove”. La spettacolarizzazione della giustizia, la ricerca continua di un reato ovunque qualcosa non vada per il verso auspicato dal magistrato di turno, non poteva forse che portare a questo. Mi chiedo ora quali altre vette possa toccare il potere inevitabilmente concesso ai giudici dalla loro sostanziale impunità. Perché se, col facile senno di poi, un processo ed una condanna non li si nega a nessuno, ciò non vale per loro, per cui male che vada le sentenze saranno riformate in appello o in cassazione e dei danni comunque causati non risponderanno mai, né personalmente né a livello di carriera, semmai facilitata dai passaggi televisivi così conquistati.
Ora, non ha persino neppure più senso chiedersi in base a quali leggi si venga condannati perché la legge sembra diventata un concetto obsoleto, sostituita dal più malleabile: così non va, intanto si fa un processo, poi un reato utile lo si trova sempre. Peccato che se qualcosa non va in una società, non dovrebbero essere i giudici a trovare le soluzioni, sempre che ci siano e non siano come in questo caso solo affidate al destino imprevedibile e semmai alla scienza, bensì il popolo sovrano attraverso la politica. Quando, però, quello stesso popolo non si fida più dei suoi politici, certo per colpe loro ma anche dei giudici che cercano di scalzarli a colpi di processi, allora si crea quel corto circuito istituzionale in cui la legge è sostituita dalla discrezionalità e dall’incertezza. Quanto di peggio possa capitare ad una società che dovrebbe essere democratica, oltre a portare all’immobilismo dettato dalla paura di sbagliare.
In una situazione simile la Commissione grandi rischi potrebbe tranquillamente chiudere i battenti con un ultimo comunicato ufficiale: tutta la popolazione è invitata con urgenza a non dormire più in casa perché non si sa mai. Ma al di là dell’assurdità di un simile inevitabile esito, il problema è che il rischio di finire stritolati da una macchina giudiziaria svincolata dal buon senso e dalla legge riguarda chiunque. Per questo mi stupisco ogni giorno di più nel vedere che ancora tanti credono che la soluzione ai problemi politici italiani passi attraverso i tribunali, a cui si affidano ciecamente senza porsi neppure il dubbio che un giorno potrebbero finirci loro. E, nonostante tutto, non lo auguro a nessuno.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:35