
«Il Pdl non è di estrema destra, non è il partito di Le Pen, non è contro l’euro e per l’uscita dall’Ue. Detto questo non ho alcun problema personale con Santanché», ribatte con queste laconiche parole il segretario del Pdl, Angelino Alfano. Ma il polverone sollevato da Daniela Santanché, che ha chiesto le dimissioni della classe dirigente del partito, trae spunto anche dall’immobilismo che sta contraddistinguendo il grande partito di centro-destra. È evidente che ormai il Pdl sia un partito in cui è difficile entrare, ancor più arduo proporre qualsiasi progetto politico, e perché le segreterie hanno ordini tassativi di gambizzare qualsiasi proposta, specie se proviene da corpi estranei e lontani alla dirigenza storica.
«Daniela Santanché lancia bombe per rottamare Alfano e, con lui, sciogliere il Pdl. Trovo queste polemiche suicide e omicide innescate ad hoc, nefaste per il centrodestra italiano», dice la deputata Pdl Beatrice Lorenzin, notoriamente solidale con la nomenclatura (la casta per intenderci). «Non mi sembra la sorella di Renzi - aggiunge la Lorenzin - non mi pare abbia le carte in regola per potere proporre la rottamazione di un soggetto politico che ha un blocco sociale di riferimento ben definito». È evidente che il blocco sociale a cui si riferisce la Lorenzin siano solo e soltanto gli eletti. Ma in cosa si sostanziano le accuse lanciate dalla Santanché? «Oggi il Pdl è peggio della peggiore Democrazia cristiana: con lacci, briglie, organigrammi, statuti, congressi, coordinatori e vicecoordinatori - ha affermato Daniela Santanché (esponente Pdl) ai microfoni di radio Città futura -. È lo stesso Berlusconi a dire da tempo che il Pdl non esiste più e che si deve cambiare ha continuato la Santanché e ha aggiunto bisognerebbe abituarsi ad essere meno omertosi e a dire veramente e in maniera trasparente quello che succede nel nostro partito: io non ho difficoltà a dire che sarebbe opportuno sciogliere il Pdl e ripartire con una cosa nuova. Chi non vede questa realtà - prosegue - e non vuole aprire il dibattito, chi dice si taccia ci vogliono più contenuti e meno plastica, la plastica ce l’ha nel cervello.
Il Pdl deve rispettare le idee di tutti, azzerare e ripartire: la presunzione e l’arroganza di condannare le mie parole con l’insulto e con la delegittimazione sono cose brutte, perché invece è bello e necessario discutere e confrontarsi auspicando la nascita di un progetto più grande: perché ritengo che il centro destra sia ancora la maggioranza di questo paese e, se Berlusconi non dovesse scendere in campo, non credo sia un’offesa invocare le primarie». «Io la penso esattamente all’opposto della Santanché - ribatte Fabrizio Cicchitto (Pdl, quasi un novizio della politica) -. Con questa campagna non si lavora per il centro destra, ma per disintegrarlo». È ormai evidente che l’elettorato di centro-destra chieda un rinnovo d’idee e classe dirigente, mentre eletti e coordinatori locali stanno optando per una linea morbida, per un immobilismo tattico che include anche il non coinvolgere i simpatizzanti nel dibattito per il rinnovamento. Il Pdl s’è ammalato di stalinismo? È questo il succo delle accuse lanciate dalla Santanché.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:58