Lettera aperta a Montezemolo

Cara Italia Futura. Comincio così questa lettera perché vorrei rivolgermi non a una singola persona, non all’uomo solo al comando o al leader carismatico, ma ad un gruppo di persone, all’associazione Italia Futura nata, come si legge sul sito internet, «per promuovere il dibattito civile e politico sul futuro del Paese». Scrivo questa lettera per aprire un dialogo, per promuovere un dibattito politico, per individuare una possibile reciprocità, per favorire una discussione, un contraddittorio, un incontro. 

Magari proprio sulle pagine di questo giornale. Infatti, anche intorno al quotidiano L’Opinione di Arturo Diaconale si è formato, in quest’ultimo anno e mezzo, un gruppo di volontari, una squadra di persone tenute insieme dalle idee liberali, dalla passione per la politica e da una personale urgenza di incontrarsi, discutere, elaborare nuove forme di partecipazione politica, promuovere iniziative, proporre sentieri percorribili, mutare l’esistente. Soprattutto, mutare l’esistente. 

Certo, quando si scrive a Italia Futura si pensa subito che il destinatario sia Luca Cordero di Montezemolo, è comprensibile, ma per me non è così. Non mi rivolgo ad una sola persona, ma all’insieme, al gruppo. 

Rivolgersi al solo Montezemolo, non sarebbe il modo corretto per onorare il lavoro finora svolto dal nostro gruppo e dall’associazione Italia Futura. In altre parole, ritengo che il personalismo non sia l’elemento caratterizzante di Italia Futura e non lo sia neppure per chi, come noi, sente la necessità di una trasformazione politica profonda e soprattutto culturale, di mentalità, di modo di vedere le cose, cioè un’azione riformatrice e liberale. 

Dell’associazione Italia Futura mi interessano le idee, le proposte, la visione politica. In maniera particolare, mi interessa il modo e il metodo che Italia Futura ha di esprimere e sentire le cose, cioè lo spirito che anima l’associazione di Montezemolo. 

Perché è un modo che sento vicino, al di là dello specifico dettaglio programmatico. Anche se sarebbe interessante capire, per esempio, se si è a favore della riforma del sistema elettorale in senso uninominale e maggioritario o se si è ancorati al vecchio proporzionale. 

Comunque, in questo momento, mi interessa la sintonia che riscontro tra Italia Futura e quanto finora scritto, elaborato e prodotto dagli Amici dell’Opinione, come pure da altri vari soggetti associativi e individuali d’ispirazione liberale in alternativa al nulla rappresentato dal sistema partitocratico trasversale e dal potere fine a se stesso. Insomma, credo che la necessità, ora, sia quella di ritrovarsi sullo stesso campo, cioè nello spirito dell’iniziativa politica liberal-democratica prima ancora che nei dettagli programmatici. 

Anche se la proposta delle cinque riforme liberali promosse dal direttore Arturo Diaconale, durante l’incontro del Laboratorio politico del Gran Sasso, meriterebbe di essere al centro di tale dialogo. 

Gli Amici dell’Opinione sono soltanto un gruppo di persone libere che si sono ritrovate a discutere e a parlare, in piena libertà, quindi in maniera responsabile, senza aver bisogno di uno statuto, senza nominare probiviri, senza burocrazie d’apparato, senza essere un partito, senza vertici e senza gerarchie. 

Perché la politica non è una prerogativa dei cosiddetti politici, ma è di tutti. 

A un quasi quarantenne, come il sottoscritto, interessa che la politica dei politici non sia una riserva indiana in cui stanno asserragliati i soliti nomi della “vecchia guardia”, ma che l’esperienza si unisca alle forze più giovani. 

Le due cose vanno benissimo insieme. Anzi, dovrebbero andare insieme. Anche se, troppo spesso, non è così. 

Personalmente, ad esempio, in tutti questi anni mi sono dedicato all’attività politica con passione ed entusiasmo, dentro i Radicali, con Marco Pannella ed Emma Bonino, con tanti compagni ed amici, sempre concependo la politica come impegno alto e nobile, per il bene comune, per amore della e delle verità, per ricercare strade nuove e trovare insieme soluzioni a problemi concreti, per dare forza al futuro attraverso la memoria e la conoscenza, per cultura politica oltre che per ambizione, e l’ho fatto senza stare in Parlamento o in Consiglio regionale, cioè da non eletto. 

Ora, però, cara Italia Futura, credo che sia giunto il momento di costruire insieme - con gli spiriti liberi e liberali - un campo “altro”, cioè quel terreno politico alternativo al regime partitocratico al fine di conquistare una democrazia liberale che in Italia ancora non c’è, un campo alternativo al blocco unico dell’attuale regime di destra-centro-sinistra. In realtà, davanti ai nostri occhi c’è un solo polo, c’è un mono-polo e i liberali sono sempre stati contro i monopoli. 

Vorrei che, dentro Italia Futura, inteso anche come luogo, si comprendesse l’importanza della funzione politica che, oggi più di ieri, in una prospettiva riformatrice e liberale, hanno avuto ed hanno le battaglie e le lotte dei Radicali. Vorrei che i Radicali contribuissero a determinare questo campo “altro”. Con uno slogan direi: l’alterità per l’alternativa.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:50