Qualche dubbio sulle primarie

Proviamo a credere che le elezioni primarie siano davvero uno strumento di democrazia come dicono i sostenitori di questo tipo di consultazione sui generis.

Però, dando un’occhiata alle cronache, ci si consentirà di nutrire qualche perplessità. A partire dall’apertura di Pierluigi Bersani che ha reso noto che «l’unica regola che si cambia è anche la più importante, ossia la modifica dello statuto per consentire ad altri candidati di partecipare alla corsa per la premiership. Ed è questa la vera apertura». Sarà pure importante ma l’alternativa quale sarebbe stata, quella del candidato unico di partito? Sarebbe questo il “capolavoro di democrazia”? E poi vogliamo parlare di quando le modifiche hanno riguardato la durata del mandato parlamentare di qualche esponente di spicco di quel partito?

La realtà è che da un po’ di tempo c’è chi si ostina a mascherare le candidature già decise nelle varie stanze dei bottoni, spacciandole per scelte democratiche effettuate tramite le primarie ‘dei cittadini’. Invece la sensazione (che non è soltanto tale) è che gli schieramenti stiano usando lo “strumento primarie” per illudere i cittadini/elettori che siano loro stessi a scegliere il candidato migliore (o, quanto meno, il più presentabile).

Non ha torto chi pone il dubbio, a nostro giudizio, più importante: le primarie servono ad eleggere i candidati o i programmi? E quando si candidano sette/otto esponenti, vuol dire che lo schieramento ha altrettanti programmi? Oppure (non sia mai!) si preferisce prima scegliere il candidato e poi elaborare il programma? E la scelta, in questo caso, in base a cosa avviene? Al colore della pelle o a quello dell’autovettura dell’aspirante? Non su quel programma che intende portare avanti se eletto?

C’è più di qualcosa che non torna nello strumento delle primarie o, quanto meno, nell’utilizzo che se ne fa dalle nostre parti. Tanto è che in queste ore anche dalle parti del Pd (laddove lo “strumento-primarie” è stato praticamente ‘inventato’, almeno per quello che riguarda l’Italia) si ammette che le consultazioni che si sono fatte sinora (e che hanno portato, ad esempio, alla scelta di Romano Prodi e Bersani) proprio autentiche non sono state.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:39