Lotta alla 'ndrangheta e Minority Report

Lunedì prossimo s’insedieranno, e con pieni poteri, i tre commissari che per 18 mesi dovranno guidare il Comune di Reggio Calabria: giunta e consiglio sono stati sciolti dal Consiglio dei ministri per contiguità con la criminalità organizzata, su proposta del ministro dell’Interno (Annamaria Cancellieri). I tre commissari (Vincenzo Panico, Giuseppe Castaldo e Dante Piazza) eserciteranno le attribuzioni spettanti al Consiglio, alla giunta ed al sindaco: secondo quanto prevede la legge che regola lo scioglimento dei consigli comunali per mafia. «L’Amministrazione comunale di Reggio Calabria sciolta per contiguità mafiose si è posta in linea di continuità con l’Amministrazione precedente...», scrive il ministro dell’Interno nelle sei pagine di decreto che accompagnano il provvedimento di scioglimento firmato dal presidente della Repubblica: un documento pubblico, notificato ai commissari prefettizi e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

«Il provvedimento assunto dal governo nell’ultima seduta del consiglio dei ministri, riguardo lo scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria, penalizza e condanna un’intera comunità e non rafforza la presenza dello Stato in questa parte di paese», afferma Angelino Alfano (segretario del pdl). Le parole di Alfano poggiano su una realtà inoppugnabile, e cioè che lo scioglimento è stato attuato per prevenire l’ingerenza mafiosa. Una sorta di metodica alla Minority report: la storia dello scioglimento del comune di Reggio Calabria ha molto in comune col racconto di Philip K. Dick, che narra d’un ipotetico futuro in cui l’umanità ha completamente eliminato gli omicidi e la maggior parte delle azioni criminali. Ciò è possibile grazie all’istituzione della “polizia precrimine”, che utilizza dei veggenti in grado di prevedere il futuro (i precog, abbreviazione di precognitivi). Questi poliziotti sono in grado di sventare i crimini prima che possano consumarsi. E forse si sarà ispirata a questo scenario futuro anche la ministra Cancellieri. Giustamente Alfano fa notare che «Reggio dal governo di centrodestra ha ricevuto sempre sostegno: dal rifinanziamento del decreto Reggio, alla seduta straordinaria del consiglio dei ministri tenutosi in città, alla scelta della sede dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, al riconoscimento di Reggio tra le 10 città metropolitane: lo stesso non possono dire coloro che, orfani di consenso popolare, hanno tifato cinicamente per lo scioglimento, incuranti del bene della città». 

È evidente che il caso Reggio ora si dimostra un ottimo laboratorio per confezionare, ed esportare, il commissariamento per tutte le amministrazioni non gradite a Roma: così nel Mezzogiorno il ministero dell’Interno potrà usare la scusa dell’eventuale ingerenza mafiosa e nel Nord quella della disobbedienza fiscale verso Equitalia.

Per il prefetto di Reggio Calabria, Vittorio Piscitelli, sarebbe bastato che il sindaco Arena «avesse letto la relazione... sarebbe giunto alle stesse conclusioni a cui sono giunto io». «Il rinnovo della Suap, che invece non è stata rinnovata - dice il prefetto all’Ansa - avrebbe potuto proteggere l’amministrazione dalle infiltrazioni e dopo l’arresto di Rechichi perché aspettare il certificato antimafia della prefettura prima di sciogliere la Multiservizi? Il ministro ha preso atto di fatti

concreti e delle carte prodotte dalla commissione». Il decreto del ministro dell’Interno è una sintesi del lavoro fatto dalla commissione d’accesso e della successiva relazione del prefetto di Reggio.

«Non ho avuto il piacere di essere chiamato dal ministro Cancellieri per dare come presidente di Regione un contributo e per spiegare cosa è stato fatto dal Comune a Reggio Calabria contro la ‘ndrangheta - ha detto il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti (ex sindaco di Reggio) -. Quando governava il centrosinistra sono state costituite le società miste che oggi sono messe in discussione nella relazione della Commissione d’accesso. Quando io ho governato ho messo in campo azioni concrete contro la criminalità organizzata, come l’utilizzo del 90 per cento dei beni confiscati. La politica viene indicata come la responsabile di tutti i mali - afferma Scopelliti - ma le vicende vanno recuperate al buon senso delle istituzioni. Se ci sono responsabilità singole, che sono peraltro tutte da dimostrare, non se ne può dedurre un condizionamento generale del crimine organizzato su tutta la gestione amministrativa del Comune e non può pagarne le conseguenze tutta la comunità reggina». Secondo Scopelliti «la scelta del governo di sciogliere il comune indebolisce decisamente lo stato e non rappresenta una conquista per la democrazia».

«Questa commissione di indagine, nel corso dei mesi in cui ha esplicato la propria attività, ha avuto modo di riscontrare come, in numerosi aspetti della vita amministrativa del comune di Reggio Calabria, si registrino gravi irregolarità, inefficienze ed incongruenze, pesanti negligenze, azioni e comportamenti che certamente hanno reso l’amministrazione più facilmente permeabile agli interessi di alcune consorterie mafiose locali», sono queste le cinque righe che sciolgono il consiglio comunale di Reggio Calabria, le stesse che aprono il primo capitolo di Palazzo Infetto, il volume edito da Falco, e confezionato dalla redazione del Corriere della Calabria (nella pubblicazione è contenuta la relazione integrale della Commissione d’accesso antimafia).

«Un documento prezioso - c’è scritto in una nota del Corriere della Calabria - pubblicato integralmente: per inquadrare il contesto in cui la relazione è arrivata e lumeggiare il metodo di lavoro dei commissari. La relazione, che chiude il volume in uscita sabato nelle librerie calabresi e nelle edicole del Reggino, è accompagnata da alcuni articoli redazionali che aiutano il lettore a orientarsi nel difficile lavoro di ricostruzione operato dalla terna ministeriale...».

«Io ho governato questa città per sei mesi - ha detto il sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena, nel corso della sua conferenza stampa -. Tutto quello che è successo da gennaio in poi non è la mia gestione. La commissione d’accesso - ha aggiunto - di fatto ha inibito me e l’amministrazione da adottare provvedimenti per la città. Dopo il declino d’immagine della città degli ultimi due anni, seguito alla stagione straordinaria vissuta negli anni precedenti, adesso ero il sindaco di un Comune sotto accesso. Mi è saltato anche un appuntamento alla Corte dei conti - fa notare Arena -per presentare una relazione sui conti perché, mi è stato detto, che ero il sindaco di una città chiacchierata e che dovevo mandare tutto per iscritto con la massima formalità». È l’alba della gestione tecnica degli enti locali.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:50