
La certezza che a governare l’Italia ci saranno solo tecnici (perché l’agenda europea e quella Monti coincidono) fa spostare lo sguardo di tutte le procure su comuni, province e regioni. Nel mirino degli inquirenti ci sono gli eletti (i politici) e non dirigenti e funzionari vincitori di pubblico concorso. Così, su ordine delle procure, gli uomini della Guardia di Finanza cercano qualsiasi appiglio che possa servire ad imputare un uso distorto dei fondi pubblici. L’ordine sembrerebbe eliminare la classe politica anche a livello locale, e per sostituirla con commissari governativi graditi a tecnici e magistrati. Marche, Lombardia, Lazio, Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Campania, Sardegna, Emilia-Romagna, Piemonte e Molise... nessun ente locale pare si possa salvare dalla guerra a chiunque ricopra una poltrona grazie al consenso popolare.
In Piemonte sono i pm Beconi e Gabetta che indagano sui conti di tutti gli eletti in Regine: inchiesta innescata dall’intervista rilasciata a Telelombardia dal deputato Pdl Roberto Rosso. Il lavoro dei magistrati mira a defenestrare l’intera classe politica appigliandosi su eventuali “irregolarità di rendicontazione” nelle spese come nelle richieste di rimborso: il periodo sotto i riflettori va dal 2008 al 2012. Capofila della nuova “Tangentopoli” tutta locale è sempre la Lombardia, dove sono già finiti sulla graticola i consiglieri Davide Boni (Lega), Franco Nicoli Cristiani e Massimo Buscemi (Pdl) e Domenico Zambetti (assessore alla Casa accusato di voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa). A decimare la classe politica emiliana stanno già provvedendo i pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari: nel mirino spese di rappresentanza e attività istituzionali. A Bologna si mormora vogliano agire in maniera bipartisan, azzoppando sia il Pd che il Pdl, non trascurando nemmeno gli altri partiti. Nelle marche è il procuratore Elisabetta Melotti che, in base alle spese sostenute dai gruppi consiliari, potrà estinguere la razza politica marchigiana.
Nel Lazio è ormai risaputo che, dopo il caso Fiorito (avrebbe dirottato almeno 1,3 milioni di euro), i pm intendono rendere economicamente inoffensivi tutti i partiti politici: dal Pdl al Pd passando per Idv e Udc. Nemmeno il Molise, una sorta di Svizzera d’Italia, sfugge alla scure della magistratura: il pm Nicola D’Angelo ha già acquisito i costi della politica dal 2009 al 2012: l’intera consiliatura sarebbe già indagata. In Campania sono il procuratore aggiunto Greco ed il pm Novelli che ipotizzano il reato di peculato per gli esponenti dell’attuale giunta e consiliatura nonché per la precedente: dal 2008 i consiglieri campani hanno ricevuto oltre 17 milioni.
La Basilicata rappresenta un po’ l’emblema di questa nuova ondata giudiziaria: sono indagati il presidente dell’assemblea e tutti i consiglieri, dalla Federazione popolari di centro al Pdl passando per Pdci e Centro popolare. A coordinare la crociata contro i politici siciliani dell’Ars c’è il procuratore aggiunto Leonardo Agueci. E nell’Isola una seconda indagine è stata aperta dalla procura di Catania: riguarda le spese dei gruppi della Provincia. Mentre in Sardegna rischiano il processo per peculato ben 20 consiglieri e l’ex assessore (ora senatore Pdl) Silvestro Ladu. Non è da escludere che il ministro Cancellieri presenti un progetto d’amministrazione tecnica di tutti gli enti locali.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:04