
Gli enti locali hanno un “buco” nei loro bilanci di quattro miliardi e mezzo di euro. Praticamente un ottavo della manovra Salva-Italia varata dal governo Monti.Cosa succederebbe se venisse approvata una legge che imponga il pareggio di bilancio anche alle Regioni e agli Enti locali? Semplice: più tasse per tutti.
È questo il quadro disegnato dalla Cgia di Mestre. Spulciando i bilanci del 2011, l’associazione delle pmi e degli artigiani mestrini ha rilevato come il disavanzo delle autonomie locali abbia raggiunto la cifra record di 4,569 miliardi di euro. «In linea teorica - spiegano dalla Cgia - se ipotizzassimo l’immediata applicazione del principio del pareggio di bilancio anche a governatori, presidenti di Provincia e sindaci, le due operazioni estreme che potrebbero essere fatte sono l’aumento della tassazione locale di 4,6 miliardi di euro, oppure il taglio della spesa per una cifra equivalente». O ancora, in alternativa, una soluzione intermedia tra le due opzioni.
La scarsa propensione da parte della cosa pubblica alla spending review, però, lascia pochi dubbi di sorta su quale delle tre ipotesi sarebbe la più percorsa. «Si tratta di dati riferiti al 2011 e che, per questo, non tengono conto degli effetti del Salva Italia e della spending review. Detto ciò – osserva Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, che prova ad aprire uno spiraglio di ottimismo – il nostro è solo un esercizio di natura teorica. Verosimilmente per le Regioni e gli enti locali non virtuosi saranno previsti dei piani pluriennali di rientro, così come avviene già in quelle Regioni che oggi sono in disavanzo sanitario».
Tuttavia, come si trova costretto ad ammette lo stesso Bortolussi, «visto che operare sul fronte delle uscite è sempre difficile, è probabile che nel lungo periodo a prevalere sarà il progressivo aumento della tassazione locale, come già avviene in Italia da almeno 15 anni». E a vedere il bicchiere mezzo vuoto è anche una recente inchiesta pubblicata dal Sole24Ore: soltanto nell’ultimo decennio, come dimostra lo studio condotto dal principale quotidiano economico italiano, il peso delle tasse regionali sul contribuenti è aumentato del 50%. Se poi si passa ad analizzare l’andamento degli ultimi 40 anni, ovverosia da quando le Regioni sono state istituite, si nota chiaramente come la pressione fiscale regionale sia cresciuta 27% del 1970 al 44,7% dei giorni nostri. E il Sole spiega anche come mai il “buco” sia in continuo aumento: «Mentre le spese totali delle Regioni valgono l’11,48% del pil, le entrate fiscali regionali arrivano soltanto al 4,91%».
Chi sta messo peggio, infatti, sono proprio le Regioni, al centro del mirino principalmente a causa della spesa sanitaria. A livello statistico, secondo la Cgia, la situazione più pesante si registra nelle infatti Asl, dove nel 2011 l’indebitamento netto ha raggiunto i 3,09 miliardi di euro. Vanno male anche i comuni, con un “rosso” pari a 1,1 miliardi di euro. Il ruolo delle “virtuose” (si fa per dire), tocca alle Province, che lo scorso anno hanno registrato un deficit pari “solo” a 558 milioni di euro.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:54