L'arrembaggio tedesco ad Ansaldo Energia

Con la galoppante crisi economica e occupazionale, l’Italia ha scelto un brutto momento per scoprirsi liberista. Emblematico, in questo senso, il caso di Ansaldo Energia, azienda controllata da Finmeccanica, il cui destino sembra essere quello di finire inesorabilmente divorata dal colosso tedesco Siemens.

Ma facciamo un passo indietro. Ansaldo Energia è l’unico caso di società interamente italiana operante nel settore industriale della cosiddetta power generation, ovvero progettazione e costruzione di impianti e componenti per la generazione di energia. A Genova, la società dà lavoro a oltre tremila persone, con ulteriori quindicimila posti di lavoro generati dall’indotto. Dettaglio tutt’altro che irrilevante all’interno di un gruppo in difficoltà: ha i conti in ordine e un bilancio in attivo. Dal 2004, inoltre, è tecnologicamente indipendente, avendo chiuso la licenza proprio dalla Siemens, che già aveva provato ad inglobarla. A Genova opera poi un fiorente settore di ricerca e sviluppo  in house, che ha già dato lavoro ad un migliaio di giovani neolaureati scampati alla fuga dei cervelli.

Di fatto, dunque, l’azienda ricopre un ruolo strategico negli interessi economici del paese. Venderla al suo diretto concorrente sarebbe «un regalo che l’Italia non può permettersi di fare alla Germania», come ha dichiarato la deputata Pdl Giorgia Meloni. Ma per Finmeccanica la cessione del ramo sembra rappresentare un passo imprescindibile nell’ottica di un consolidamento dei conti. E l’offerta di 1,3 miliardi di euro per il 100% delle azioni fa gola.

La salvezza potrebbe arrivare da una cordata italiana. Per costituirla, sta lavorando in questi giorni il Fondo strategico italiano, holding tricolore il cui azionista strategico è la Cassa depositi e prestiti, (70% Ministero dell’Economia e delle Finanze, 30% fondazioni bancarie) che investe in imprese di «rilevante interesse nazionale».

Il governo, finora immobile, si dice adesso possibilista. «Se la Cdp ha individuato nella sua autonomia Ansaldo energia come una delle possibili aziende dove può essere costituito un interesse privato italiano, certamente penso che sia utile», ha detto il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli. Secondo il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, l’opzione di una cordata italiana è certamente preferibile, ma allo stesso tempo un interesse straniero risulterebbe accettabile qualora fosse in grado di salvaguardate l’occupazione. Ma Siemens è in grado di garantire il mantenimento di quasi 20mila posti di lavoro direttamente o indirettamente collegati all’attività di Ansaldo Energia? Parrebbe di no.

In estate, il gigante tedesco ha dovuto fare fronte in casa propria con quasi 3mila esuberi, scesi poi a 1.200 dopo l’interessamento del governo di Berlino. Ma secondo indiscrezioni della stampa internazionale, gli esuberi in casa Siemens sarebbero notevolmente più consistenti. Che senso avrebbe, quindi, accollarsi anche gli stabilimenti di una diretta concorrente, scomodo “doppione” sul mercato? Il sospetto è proprio quello che l’intera manovra non sia altro che un tentativo di eliminaee un concorrente. Piccolo, sì, ma comunque insidioso. Dietro l’opzione tedesca, quindi, oltre al danno potrebbe nascondersi anche una clamorosa beffa.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:59