Election day per l'Italia

Per l’intera classe politica italiana non ci sarebbe giorno più infausto dell’election day 2013. Come scongiurare un cataclisma capace di cestinare gran parte della classe dirigente? Soprattutto come convincere l’elettorato che i politici di professione e di lungo corso sono migliori di tutti i giovani rottamatori di sinistra come di destra? A tutti non rimarrebbe che la soluzione Monti: trasformare il super Mario in una super chioccia, e farsi tutti suoi pulcini.

E per Massimo Cacciari sarebbero due gli scenari cagionati da un eventuale “Monti bis” (sia politico che tecnico). «Il primo - afferma il docente veneziano - è che Monti capeggi una coalizione e si candidi a presidente del Consiglio». Ma, prosegue il filosofo e politologo, «una lista civica nazionale con Monti capolista potrebbe squinternare tutto il quadro politico, potrebbe raccogliere più voti del Pd o del Pdl». Una domanda agli elettori tutti o un’affermazione? Secondo Cacciari «questo non succederà perché il presidente Napolitano, che è lo sponsor di Monti, non permetterà che squassi i partiti, senza calcolare che Monti stesso non ha intenzione di rifare il presidente del Consiglio». L’altra ipotesi, secondo il docente veneziano, è che «dopo le elezioni si determini una situazione di stallo e il presidente della Repubblica lo incarichi di nuovo: se arriviamo a questo - conclude Cacciari - vuol dire che la situazione è ancora più grave di adesso». Situazione che era già stata prevista prima dell’estate 2012, quando in certi salotti di potere s’ipotizzava l’eventuale congelamento delle Camere, paragonando l’attuale cataclisma finanziario ad un evento bellico (la stessa Carta costituzionale sarebbe venuta incontro ai golpisti tecnici).

A conti fatti alla partitocrazia converrebbe mantenere il governo nazionale in mano ad un tecnico, e poi giocare la battaglia politica solo tra regioni e comuni. Ed ha subito trovato una spiegazione la corsa della ministra dell’Interno a mandare i laziali alle urne: alla fine è spuntato il nome di Nicola Zingaretti come candidato per il centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio. Questa la sorpresa a cui ha lavorato la Direzione regionale del partito di Bersani, ieri pomeriggio riunita a conclave. L’idea è quella di mettere subito in campo il candidato più forte, visto che si voterà prima per la Regione e poi per il Campidoglio. Il Pd dunque non vuole rischiare, e Zingaretti potrebbe fare da traino per le elezioni comunali. L’attuale presidente della Provincia insomma potrebbe lasciare la corsa per il Campidoglio contro Alemanno, perché l’emergenza, almeno al momento, è quella di vincere in Regione. A questo punto a Roma la partita, secondo quanto si apprende, potrebbe giocarsi tra il ministro Andrea Riccardi e il segretario del Pd Lazio Enrico Gasbarra: entrambi sarebbero graditi all’Udc. E questa manovra farebbe nuovamente giocare ad Alemanno (uomo comunque del Pdl) il ruolo di dominus della situazione di destra. «Alemanno ora può correre ovunque - mormorano nel Pdl - è l’unico che vuole e può rischiare, tutti gli altri dicono al sindaco di andare avanti, e lo seguiranno».

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:07