Partita veneta per Renzi e Bersani

Nello scacchiere sofisticato che vede contrapporsi le truppe di Pierluigi Bersani a quelle di Matteo Renzi un nome da tenere d’occhio è quello di Achille Variati.

Ma andiamo con ordine. Il Veneto è storicamente un bacino di voti democristiano. Con la diaspora seguita a Mani Pulite, l’elettorato si è diviso equamente tra centrodestra e centrosinistra. Il primo più radicato in provincia, il secondo solido nei grandi centri urbani. Una tradizione di lungo corso, che penalizza l’appeal della socialdemocrazia in salsa bersaniana con la quale il segretario del Pd punta a conquistare la leadership. A Venezia governa Giorgio Orsoni, avvocato, ex condigliere di Paolo Costa quando quest’ultimo era ministro dei Lavori pubblici. Di Costa, esponente dell’Ulivo di osservanza democratica (intesa come la vecchia formazione di Arturo Parisi), è stato assessore, prima di succedergli alla guida della città lagunare. Un cursus honorum che lo colloca anni luce lontano dall’attuale leader del Pd. Lo stesso si può dire di Flavio Zanon, l’eclettico primo cittadino di Padova, celebre per aver recintato con un muro una zona malfamata della sua città all’epoca della segreteria multi-culti di Walter Veltroni.

Infine Variati: formazione democristiana, fu sindaco vicentino già del 1990 al 1995. Un Renzi ante litteram, visto che si ricoprì della fascia tricolore a “soli” trentasette anni. È tornato in sella all’amministrazione comunale nel 2008, battendo in volata la rivale pidiellina Amalia Sartori. Tra gli amministratori veneti del Pd non solo è il più lontano da Bersani, ma è anche l’unico che si è professato apertamente renziano. «Nelle primarie ho deciso di scegliere Matteo Renzi». Ha detto senza mezzi termini lo scorso 11 settembre. «La mia scelta di appoggiare Renzi è legata a quattro punti: la necessità di rinnovare la classe dirigente, una questione anagrafica, una questione di idee e una di passione». Senza il serbatoio veneto, se la partita delle primarie si giocasse in una manciata di voti Bersani partirebbe azzoppato. Nascerebbe dunque (anche) da questa considerazione la scelta di cooptare la vicesindaco di Variati, Alessandra Moretti, a capo dello staff che ne curerà la comunicazione in vista dei gazebo di inizio dicembre. Moretti può erodere consenso in una città che Renzi credeva di avere in pugno. Inoltre, vincendo, Bersani consacrerebbe quello della Moretti come un profilo di respiro nazionale. Dal quale poter ripartire in vista del prossimo congresso.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:09