Dell'Utri tra Ingroia e Boccassini

Dal palazzo di giustizia di Palermo a quello di Milano. L’inchiesta sulla presunta estorsione ai danni di Silvio Berlusconi a carico del senatore Marcello Dell’Utri non sarà più di competenza dei magistrati siciliani. La procura generale della Cassazione, con un provvedimento che non è impugnabile, ha deciso il trasferimento degli atti dell’indagine alla Dda di Milano, accogliendo così la richiesta non solo degli avvocati del senatore ma anche di quelli dell’ex premier, Nicolò Ghedini e Pietro Longo.

Un provvedimento che mette in discussione la linea dalla procura palermitana, che ha aveva rivendicato la titolarità dell’indagine, ed accoglie le indicazioni del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso secondo cui la competenza sarebbe dei magistrati milanesi. Le motivazioni che stanno alla base della decisione della Cassazione sono chiare: il reato contestato a Dell’Utri si sarebbe consumato a Milano. Da qui l’incompetenza della procura di Palermo denunciata dai legali di Berlusconi e respinta dai magistrati palermitani, che lo scorso settembre avevano ascoltato Berlusconi come “parte offesa” e la figlia Marina come teste.

«Allo stato delle indagini tutti i bonifici risultano essere pervenuti sui conti correnti accesi da Dell’Utri presso le banche di Milano, eccetto due», si legge in uno dei passaggi del provvedimento con cui il procuratore generale della Cassazione, Aurelio Galasso, ha deciso il trasferimento dell’inchiesta. Minimizza il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo , secondo il quale «si tratta di un passaggio tecnico degli atti da un ufficio del pubblico ministero ad un altro».

Di corretta interpretazione delle norme sulla competenza, parla Giuseppe Di Peri, legale di Dell’Utri: «È la seconda volta che Palermo viene spogliata di un processo a carico del senatore», ha commentato l’avvocato, riferendosi ad un altro procedimento del suo assistito spostato a Milano e concluso con l’assoluzione. Un’inchiesta che parte dalla convinzione dei pm palermitani che diversi milioni di euro versati da Berlusconi a Dell’Utri negli ultimi dieci anni, compreso l’acquisto di una villa sul lago di Como, non sarebbero stati un atto di generosità ed amicizia, come d’altronde sostenuto anche dall’ex premier, ma un pagamento in cambio del silenzio su presunti rapporti che Berlusconi potrebbe avere avuto nel passato con esponenti mafiosi.

Adesso ad occuparsi dell’inchiesta non sarà più il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia ma la sua collega Ilda Bocassini.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:59