Pdl a rischio, il Cav corre ai ripari

Il caso che ha squassato la giunta di Renata Polverini ha accelerato la crisi latente in cui versa il Popolo della libertà. Nel concitato viavai della scorsa settimana, a Palazzo Grazioli si sono affacciati anche Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri. Uscendo dalla casa di Silvio Berlusconi a tarda notte, La Russa ha spiegato che «il confronto con il presidente è stato sul modo migliore di vincere le elezioni». Per i bene informati, la traduzione delle parole dell’ex ministro della Difesa era la seguente: “Abbiamo spiegato a Berlusconi che se fondiamo una nuova An, le due liste insieme hanno più capacità di attrazione del solo Pdl”. 

Un orecchio dal quale il Cavaliere sembra non voler sentire, ma nei corridoi di Palazzo si ventila in modo sempre più insistente tale possibilità. Al punto che ieri il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto ha ammonito i compagni di partito che «occorre evitare la scissione». Un cambio di registro deciso, dopo che nella scorsa settimana il colonnello azzurro aveva escluso che la questione fosse all’ordine del giorno. Ma la mala gestione dei fondi del Pdl laziale potrebbe scatenare un effetto domino destinato a travolgere il partito. La dirigenza nazionale azzurra ha attraversato momenti di totale confusione. Solamente ieri Angelino Alfano ha convocato un vertice con i capigruppo di tutte le regioni amministrate dal Pdl per fare il punto. Invitando sia i presidenti dei consigli e i coordinatori regionali, che molti tra i big del partito, tra cui gli stessi Gasparri e La Russa. 

Voci di corridoio raccontano di un Berlusconi molto preoccupato. Ieri è rientrato frettolosamente in treno a Roma, e nel primo pomeriggio è intervenuto nel dibattito che rischia di lacerare la sua creatura per ricompattare le sfilacciate fila del Pdl. L’ex premier ha garantito un suo personale impegno per un «forte rinnovamento» e un «risanamento senza incertezze» della politica, attraverso il rilancio dello spirito del ‘94, quando entrò in politica. Ma il Cav è andato oltre criticando duramente la gestione dell’affaire Lazio: «L’autonomia della politica è una cosa seria, non si difende consentendo comportamenti indecenti. Su questo garantisco, a nome mio personale e della squadra che entrò in politica nel 1994 per cambiare l`Italia, un impegno di risanamento senza incertezze. Occorre un forte rinnovamento per tornare alla politica come servizio e non come fonte di guadagno per i singoli». Berlusconi ha anche difeso la scelta di Polverini di gettare la spugna: «La presidente del Lazio si è assunta personalmente responsabilità che sono di sistema e riguardano tutte le classi dirigenti in ogni partito. Un gesto libero e di consapevolezza morale. Ora è necessario intervenire con estrema decisione, con coraggio e severità: la politica in Italia rischia di morire nel discredito in conseguenza di comportamenti collettivi e individuali intollerabili al senso comune e alla coscienza pubblica». Ha poi insistito sul concorso di colpe all’origine dello scandalo: «Nessuno può chiamarsi fuori. Tutti i gruppi nel Consiglio regionale del Lazio erano corresponsabili: maggioranza e opposizione». Un gioco di sponda con il segretario, che uscendo dal vertice ha affermato che «le vicende del Lazio non influiranno sulle scelte di Berlusconi».

L’ex ministro Enrico La Loggia ha chiesto un ripensamento della struttura del Pdl. Si è rivolto ad Alfano «affinché il partito si riorganizzi a livello regionale in forma federativa, rafforzando la responsabilità della dirigenza locale, serve un modello di tipo federale. Il caso Fiorito ci insegna che il sistema elettorale basato sulle preferenze, di cui lui è un vero e proprio recordman, sarebbe davvero rischioso. Meglio il collegio maggioritario». «La vicenda del Lazio ha reso ancora piu’ urgente la stesura e l’applicazione di uno statuto dei doveri per i politici per dare dignità a eletti e elettori» ha rilanciato Laura Ravetto, responsabile propaganda del Pdl, protagonista martedì di un battibecco televisivo con Franco Fiorito. 

Insomma, gli azzurri stanno provando a reagire alla «montagna di fango» (Polverini dixit) che gli è piovuta addosso. Ma forse è tardi per ricondurre i buoi nella stalla.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:00