È arrivata anche in Sicilia l’onda lunga del “caso Fiorito”. La procura di Palermo, infatti, ha aperto un’inchiesta sulle spese dei gruppi parlamentari all’Assemblea regionale siciliana per verificare eventuali irregolarità o sprechi. Un’indagine, che al momento non presenta né indagati né ipotesi di reato, ma che pesa egualmente come un macigno sull’incandescente campagna elettorale per le elezioni del prossimo 28 ottobre.
Già, i costi della politica e in questo caso la gestione dei fondi destinati ai gruppi parlamentari che alla Sicilia costeranno quest’anno ben 12 milioni e 650 mila euro, una cifra record che pone l’isola in testa alle regioni italiane in questa speciale classifica. Qualcosa in meno del 2010 e 2011 (13 milioni e 700 mila euro) e quasi la stessa cifra del 2009. Un taglio che sembra però solo un’operazione di lifting contabile, visto che dal prossimo anno i gruppi avranno 100 mila euro in più da dividersi. L’incremento è previsto nel bilancio triennale dell’Ars. E se i magistrati, sulla scia delle indagini nella capitale, vogliono vederci chiaro sull’attività dei gruppi parlamentari all’Assemblea siciliana, il presidente dell’Ars, Francesco Cascio ha convocato il prossimo 2 ottobre il consiglio di Presidenza per approvare la riduzione dei contributi dei gruppi a Palazzo dei Normanni. Un “regalo” di fine legislatura ai siciliani sulle cui spalle, ha affermato Cascio «non è accettabile continuare a gravare con tutta una serie di costi che potrebbero essere facilmente abbattuti». E intanto, non si placa la polemica sulle spese riservate del presidente dimissionario Raffaele Lombardo accusato dal candidato a governatore Claudio Fava di «pratiche clientelari».
Dei 200 mila euro previsti nel bilancio del 2011 la spesa è schizzata a 500 mila euro. Una cifra lievitata del 150% ed elargita a circa 200 tra enti cattolici, associazioni ed anche a semplici cittadini. Dopo la pubblicazione di questi dati, immediata è stata la replica del governatore che però, secondo Fava, precisano ben poco su quei 500 mila euro prelevati dal capitolo delle spese riservate a disposizione del presidente della Regione. Per questi fondi non è prevista la rendicontazione secondo le procedure contabili in quanto si tratta di spese iscritte in capitoli di bilancio di finanza pubblica. Ogni provvedimento, come precisa la presidenza, è erogato previo ordine di accreditamento vistato e registrato dalla Ragioneria. Ed è proprio osservando la rendicontazione che ci si accorge che la spesa dei fondi riservati nel 2010 era stata di 240 mila euro, mentre nel 2009 si aggirava intorno ai 300 mila euro.
Cifre ben distanti dai 500 del 2011. «È stato utilizzato per fornire aiuti concreti a soggetti particolarmente bisognosi, a persone svantaggiate e poste ai margini della società», si è giustificato Lombardo, aggiungendo che «è vero che la spesa è passata da 200 a 500 mila euro, ma questo a causa di una crisi che ha colpito le fasce più deboli». Precisazioni che però non hanno convinto Fava che ha incalzato: «Si tratta della più clamorosa ammissione della concezione privatistica e clientelare del potere, che si serve dell’elargizione e dello sfruttamento dello stato di bisogno dei diseredati».
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:06