La ragnatela di clientele siciliana

A Palermo da due settimane gli operai della Gesip, una società municipalizzata che si occupa di giardini, cimiteri di canili e del verde delle scuole manifestano davanti al Palazzo delle Aquile. Il comune di Palermo ha un debito colossale, i soldi per la Gesip non ci sono. Nel maggio scorso la situazione era la stessa ma il giorno prima delle elezioni comunali da Roma su pressioni del presidente della regione Sicilia Lombardo, erano stati promessi 10 milioni di euro. Quei soldi, gli ultimi secondo Monti, sono stati bloccati e adesso si vuole il lavoro ma Palermo non ha un euro. Chi deve pagare? I politici locali eletti a Roma con i  voti dei siciliani in cambio facevano arrivare dei soldi ma nessuno mai si è preoccupato di fare progetti. 

In Sicilia è così:  fin quando ci sono stati i soldi, tanti,  sono stati spesi in lavoro, assunzioni per opere pubbliche troppo spesso finite male come per esempio la diga sulle Madonie. Questa doveva essere uno dei più grandi bacini idrici della Sicilia. I  lavori sono cominciati nel 1989 poi tutto si è fermato. Lavori cominciati e mai terminati. Soldi pubblici per 500 miliardi di vecchie lire, spesi per nulla. Tutto è fermo così per più di venti anni. Quando poi  ci sono le elezioni si ricomincia a parlarne. E’ sempre così, le elezioni si avvicinano e le promesse non mancano mai. Ora  però i soldi non ci sono più in Sicilia,  né a Roma. 

Un altro esempio negativo. La Spo, società per l’occupazione , aveva assunto dipendenti qualificati per gestire il lavoro di altri precari quelli dei Pip, piani di inserimento professionali. Successivamente gli ex Pip sono stati assunti e i 90 ex Spo  licenziati. Questi ultimi hanno lavorato dal 2004 al 201, per sei anni consecutivi e poi gli hanno detto di non andare più a lavorare. Provenivano da una passata gestione, dalla presidenza  Cuffaro e appena Lombardo si è insediato ha tagliato tutto quello che era stato fatto dalla precedente amministrazione. La Sicilia ormai è diventata questo, non c’è altro o soldi pubblici o niente. 

Il lavoro in Sicilia dipende dalla politica, dai soldi di una regione sull’orlo della bancarotta. Ma in Sicilia vi sono cose ancora di più paradossali delle incompiute, come l’aeroporto di Comiso. In questo caso i soldi pubblici si sono trovati e l’aeroporto è pronto. Vi sono dieci banchi ceck in,  computer, display, microfoni,  le apparecchiature già montate per i controlli di sicurezza. Nel gennaio 2011 il ministro Mattioli aveva visitato la stazione promettendo l’apertura entro l’estate. A Comiso l’idea di un aeroporto civile risale al 1998, la prima pietra è stata messa nel 2004, l’ultima nel 2010.  Ben 43 milioni di euro ci sono voluti per costruire e collaudare una struttura  che non  entra in funzione.  A Palermo invece dove gli operai della Gesip sono intanto saliti nell’aula del consiglio comunale, si attendono le elezioni regionali. Le elezioni si fanno sentire e la politica si muove infatti è arrivata la proposta del sindaco Orlando della cassa integrazione per tutti gli operai Gesip fino al 31 dicembre 2012. Si va avanti almeno per un po’.  

In merito alla situazione siciliana e all’operazione di spending review richiesta anche dal governo centrale, tagli ovunque oppure cos’altro? Gaspare Sturzo uno dei candidati alla presidenza della regione Sicilia ci ha riferito che la spending review regionale è fallita. Pensare di fare la così detta macelleria sociale sui dipendenti regionali degli enti locali è una follia. In fondo bisogna far capire ai dipendenti e dirigenti della regione che sono il valore aggiunto di una ripresa del sistema economico e sociale siciliano. 

Bisogna lavorare di più, lavorare per obiettivi, mettersi a disposizione dei cittadini per far accelerare lo sviluppo e soprattutto riprodurre un concetto costituzionalmente previsto, cioè che si accede nella pubblica amministrazione per concorso e che si fa carriera per merito. Se si vuol  fare una sola grande riforma della pubblica amministrazione è necessario cancellare la capacità dell’uomo politico di  nominare consulenti e dare incarichi inutili per mettere al comando della funzione amministrativa dei soggetti senza qualità e senza capacità ma solo per prendere danaro pubblico. Si devono rivedere, lo sta facendo la Corte dei Conti, ma chiunque arriverà al governo regionale dovrà farlo, l’insieme degli incarichi e delle consulenze date per cancellarli. Si deve, secondo il candidato di ILeF (Italiani Liberi e Forti) ridare autonomia alla dirigenza pubblica che avrà degli obiettivi di cui  dovrà rispondere. Tutte quelle società miste e quelle aziende che fanno capo alla Regione e agli enti locali che da decine di anni sono passive ma sono servite soltanto per assumere amici degli amici e dare incarichi dirigenziali e nei consigli di amministrazione a politici trombati devono essere cancellate. Queste hanno aggravato il bilancio della Regione di un debito pubblico gigantesco che poi paghiamo tutti noi. Queste sono nuove tasse per la mancata capacità di trovare risorse per lo sviluppo. 

In merito alle elezioni siciliane e non solo, Gaspare Sturzo, ricordando che ILeF è presente in tutto il territorio nazionale, ci ha detto: «Matteo Renzi ci dica se, oltre alla giusta rottamazione di Berlusconi, si impegnerà a rottamare Crocetta, Lumia, Cracolici e Lupo, responsabili del degrado del governo Lombardo. Ci dica se la sua voglia di cambiare la storia del Pd passa anche per le attuali elezioni siciliane, governate da persone che vengono dalla prima repubblica o che nel corso della seconda hanno fallito tutti gli obiettivi di progresso materiale e morale. Ci faccia capire Renzi se intende chiedere notizie ai responsabili siciliani del suo partito, che si poggia sull’ala imprenditoriale interna al governo Lombardo, delle critiche sollevate da Vecchio e Venturi. 

Renzi ha l’occasione ora o “adesso” come dice lui, di passare dalle parole ai fatti».

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:54