
Per Ilva, l’unica attività consentita è la bonifica degli impianti, ha precisato la procura di Taranto. È smentita l’autorizzazione ad una produzione ridotta. In fabbrica c’è molta tensione e molta preoccupazione da parte degli operai, in questo momento tutti aspettano con ansia. Dopo il nuovo provvedimento dei magistrati in fabbrica cresce la paura.
I custodi giudiziari non possono concedere altro tempo all’Ilva, secondo come scrive la procura. Negli impianti sequestrati è inibita qualunque attività produttiva, pertanto questi non possono andare neppure al minimo come ha precisato il procuratore di Taranto Sebastio. Gli impianti devono restare accesi solo per consentire la bonifica. Dunque non basta che la produzione sia già scesa al 70%. Lo stabilimento sta continuando ad inquinare anche secondo le immagini riprese di notte dalla telecamera a raggi infrarossi degli attivisti del Fondo Anti Diossina. Emissioni inquinanti e pericolose che causano malattia e morte nella popolazione secondo le perizie disposte dal gip. In teoria lo spegnimento del primo altoforno potrebbe già scattare la prossima settimana poi toccherà alle batterie delle cokerie 5 e 6 e a due linee dell’agglomerato.
A questo punto per evitare di mandare a casa migliaia di operai resterebbe una sola via d’uscita. L’Ilva potrebbe chiedere con una istanza al gip una parziale facoltà d’uso presentando il piano d’interventi già annunciato dal presidente Ferrante nell’incontro con il ministro Clini. Con i suoi duecentomila abitanti Taranto è una delle città più industrializzate d’Italia. In periferia oltre allo stabilimento siderurgico più grande d’Europa si trovano una raffineria dell’Eni, un cementificio, una fabbrica di pale eoliche.
Il governo ha definito Taranto un caso nazionale e da una parte c’è la necessita di difendere un sito industriale di importanza strategica dall’altra di risolvere i problemi d’inquinamento, individuare e bloccarne le fonti. La buona volontà, le firme di accordi, i provvedimenti di sviluppo e le bonifiche si stanno definendo ma la città soffre per aver pagato prezzi altissimi da quando sul posto è iniziata la rivoluzione industriale. Non sono mancati periodi di benessere ma oggi la crisi è alle porte e i cittadini aspettano fatti concreti.
Nel 1959 il governo Tambroni dette il via a Taranto alla costruzione del quarto centro siderurgico. La prima pietra venne posata il 9 luglio 1960. Quarantamila lavoratori parteciparono alla costruzione. La scelta non fu casuale, la posizione strategica nel Mediterraneo rendeva la città un importante terminal. Partivano le navi cariche di acciaio e tubi per il fabbisogno nazionale ed internazionale. Lo stabilimento fu inaugurato dal presidente del consiglio Aldo Moro accompagnato dai ministri Colombo, Pieraccini, Bo e Arnaudi. L’acciaieria grande una volta e mezza Taranto, costruita troppo a ridosso della città, fu realizzata dall’Italsider, società facente parte del gruppo Iri Finsider. Guidato da Petrilli presidente dell’Iri e dai presidenti dell’Italsider Marchesi e della Finsider Manuelli, l’onorevole Moro visitò insieme alle autorità l’imponente realizzazione.
L’impianto sembrava una città da fantascienza con i suoi giganteschi tralicci e gru, con le interminabili linee di nastri trasportatori con i colossali altiforni e convertitori di ghisa. Si innestò nella catena di industrie siderurgiche italiane costituendo un sistema di altissimo livello tecnico e produttivo e di altissimo valore internazionale. L’allora ministro delle partecipazioni statali Bo sottolineò che con questo impianto e con le altre realizzazioni nel sud si volle compiere un atto politicamente lungimirante. In effetti allora i lavoratori tarantini e della provincia vissero un periodo di euforia e di sviluppo. Il porto venne raddoppiato, vi furono nuovi collegamenti stradali e ferroviari.
Lo stabilimento ampliò la produzione fino a dieci milioni di tonnellate di acciaio e si pensava che il periodo di benessere durasse per sempre. Non fu così, dopo il raddoppio dello stabilimento il settore internazionale dell’acciaio iniziò un periodo di flessione dovuto ai paesi emergenti, soprattutto al Giappone. Negli anni ’80 ci fu una fase di ridimensionamento del personale e dell’indotto. Si parlò di cassa integrazione, di licenziamenti, e si cominciò a pensare ad una riconversione. Ma fu molto più comodo sedersi su un atteggiamento assistenzialistico e parassitario che ebbe facile diffusione nel sistema economico, politico e amministrativo di Taranto e provincia. Nel 1995 arriva Emilio Riva che fa cambiare il modello produttivo. Spariscono, si può dire, le vecchie maniere assistenzialistiche e connivenze politiche dirette, locali e nazionali e aumentano i conflitti con le parti sociali, dopo la vendita dello stabilimento alla gestione privata.
Attualmente il del Gruppo Riva gestisce il maggiore impianto dell’acciaio a ciclo integrale d’Europa. Il personale impegnato è di circa dodicimila unità a cui bisogna aggiungerne tremila dell’indotto. Il gruppo ha fatturato nel 2011 circa dieci miliardi di euro nonostante gli alti e bassi del mercato internazionale. L’accusa di inadempienze ambientali è provata ma non mancano iniziative di adeguamento alle normative ambientali. Per l’adeguamento alla normativa internazionale l’Ilva ha ottenuto l’Autorizzazione Integrata Ambientale il 4 agosto del 2011. Inoltre ha dato inizio alla costruzione di una barriera di 1600 metri alta 21 metri destinata al contenimento delle polveri. Un quarto delle attività lavorative della città dipendono dallo stabilimento siderurgico e il dialogo tra le parti è aperto. Queste purtroppo sin dalle sue origini hanno sottovalutato spesso il problema ambientale ed ora se ne pagano le conseguenze.
Intanto chiusura o no dello stabilimento, l’inquinamento in alcune aree sembra quasi irreversibile. Ci vorranno decenni e con maggiori costi, per bonificare le diossine che hanno avvelenato l’ecosistema e le catene alimentari ed hanno messo in pericolo la genetica umana e vegetale con lo spargimento delle sostanze che continuano a mietere vittime.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:12