«Niente accordi Ue-India senza i marò»

«Se un paese non è in grado di rispettare le norme delle Nazioni unite e la certezza del diritto internazionale non potrà neppure darci garanzia del rispetto degli accordi commerciali che necessitano di regole certe, condivise e reciproche». È quanto hanno scritto cinque europarlamentari italiani a Karel De Gucht, commissario per il commercio internazionale dell’Unione Europea. 

Loro sono Cristiana Muscardini, di Futuro e Libertà; Gianluca Susta, del gruppo Socialisti & Democratici; Paolo Bartolozzi, del Popolo della Libertà; il leghista Oreste Rossi e Tiziano Motti, Udc. Chiedono l’immediata cessazione dei negoziati commerciali tra India e Ue fino all’avvenuto rilascio di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due fucilieri del Reggimento San Marco illegalmente detenuti dalle autorità indiane del Kerala. «L’Europa - prosegue la lettera ufficiale, indirizzata a De Gucht lo scorso 11 settembre - ha il dovere di far sentire la propria voce con forza e determinazione, e pertanto le rinnoviamo la richiesta di procedere alla sospensione temporanea dei negoziati fino a quando non si sarà fatta chiarezza sull’accaduto e fino a quando i marinai italiani non saranno rilasciati».

Sono trascorsi ormai 6 mesi da quando i due marò, soldati italiani impegnati in una missione antipirateria sotto l’egida dell’Onu, operanti in acque internazionali e quindi fuori da qualsiasi giurisdizione del governo di Nuova Delhi, sono stati sequestrati per ordine della magistratura dello stato federato del Kerala. Secondo i parlamentari europei firmatari dell’appello, i due sottufficiali «continuano ad essere prigionieri non per astrusi problemi giuridici, ma per note situazioni politiche indiane».

Quella di martedì è la seconda missiva sullo stesso tono di un’altra, inviata nel marzo scorso e rimasta, è proprio il caso di dirlo, lettera morta. Sulla vicenda dei due marò, il silenzio delle istituzione europee risulta infatti assordante quasi quanto quello delle istituzioni nazionale, fatta salva qualche estemporanea dichiarazione di intenti e qualche gaffe clamorosa. Come quella della baronessa Catherine Margaret Ashton, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione europea, che aveva definito “contractors” i due sottufficiali italiani seuqestrati. Frattanto, il 4 settembre scorso, dopo innumerevoli rinvii, si è celebrata l’udienza sul ricorso che i legali di Latorre e Girone hanno presentato per contestare la giurisdizione indiana. La sentenza è attesa per la fine del mese.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:58