Sotto accusa la politica estera di Obama

Libano, Sudan e di nuovo Tunisia: sono i nuovi fronti dell’ondata di violenze anti-americane. Un video “blasfemo”, visibile solo su Internet, infiamma ancora la piazza islamica. Un morto nel Paese dei Cedri, in seguito agli scontri fra manifestanti e polizia. In Tunisia sono scoppiati i disordini più gravi in tre giorni: gli assalitori sono riusciti ad entrare nell’ambasciata e ad appiccare un incendio. Anche a Tunisi, come nelle città che l’hanno preceduta, la bandiera americana è stata strappata dall’asta e sostituita con il vessillo nero jihadista.

La polizia ha dovuto sparare colpi di avvertimento per cercare di disperdere la folla. A Khartoum, capitale del Sudan, non solo l’ambasciata americana, ma anche quelle di Regno Unito e Germania sono state assaltate e danneggiate. Né la Gran Bretagna, né la Germania c’entrano qualcosa con il video “blasfemo” che ha scatenato la bufera. Ma quando si tratta di attaccare l’Occidente, i fondamentalisti islamici, evidentemente, fanno ben pochi distinguo. E anche a Sanaa, Gaza, Gerusalemme, nel Bangladesh e persino a Londra, migliaia di islamici si sono scagliati contro gli Usa e i suoi simboli. Mentre l’ambasciata di Bruxelles veniva fatta evacuare, in seguito ad un allarme. 

Negli Stati Uniti domina lo sconcerto più totale. Nessuno si aspettava una reazione simile per un piccolo video che pochissimi avevano notato. “Te l’avevo detto”: è l reazione degli opinion maker conservatori alla nuova ondata di violenze “Te l’avevo detto” che non era opportuno sostenere acriticamente la Primavera Araba. Il messaggio è rivolto all’amministrazione Obama, chiaramente. Considerano l’ondata di violenze come la conseguenza diretta di almeno due anni di politica estera quantomeno imprudente. «Ecco il raccolto della Primavera Araba – si legge nell’editoriale della National Review – attacchi contemporanei, se non coordinati, alle sedi diplomatiche americane del Cairo e di Bengasi, nell’anniversario dell’11 settembre». Per l’editorialista Mona Charen, «La debolezza della politica estera del presidente Obama ha contribuito agli eventi di questi giorni nel Medio Oriente. Benché abbia dato l’ordine di uccidere Bin Laden (e chi non lo avrebbe fatto?) e attacchi i terroristi con i droni, questo presidente non ha mai cessato di comunicare al mondo di credere in un ruolo ridotto degli Stati Uniti».

E poi, «Il deprimente comunicato dell’ambasciata al Cairo – scrive lo storico Victor Davis Hanson, citando il documento emesso dalla sede diplomatica per condannare il video “blasfemo” – è sintomo di un abbandono del principio, costituzionale garantito, della libertà di espressione. Chiunque legga quel comunicato potrebbe addirittura essere incoraggiato a odiare gli Stati Uniti, partendo dalla falsa premessa che sia il governo americano il responsabile di quel che, due o tre privati cittadini, dicono». Anche per Liz Cheney (figlia dell’ex vicepresidente), «Benché la performance dell’amministrazione in questa crisi sia disarmante, non deve stupire nessuno: è la logica conseguenza di tre anni e mezzo di politica estera di Obama». Grazie alla quale: «In molte, troppe parti del mondo, l’America non viene più vista come un alleato su cui contare, né un nemico potente da temere».

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:10