La corsa siciliana di Musumeci

Invita ad una una campagna elettorale che eviti i toni accesi e le offese e annuncia che  presto nuove forze si aggiungeranno in questa battaglia. Nello Musumeci, candidato alla presidenza della Regione siciliana del Pdl, la Destra, Pid e Fare Italia, con il suo intramontabile pizzetto che neanche Berlusconi riuscì a fargli togliere quando fu scelto come sottosegretario, non ha smentito il suo aplomb anglosassone neanche ieri a Palermo nel corso della presentazione  del manifesto  per la campagna elettorale e del simbolo della sua lista.

Un logo dai colori insoliti per la tradizione politica di destra, uno sfondo rosso con un tratto giallo che sottolinea il nome del candidato. «Il rosso è il colore della passione e il giallo quello della Sicilia», ha spiegato l’esponente de La Destra. Colori che, infatti, sono quelli della bandiera siciliana. Nessun equivoco possibile, quindi, con un altro rosso su cui ha ironizzato Musumeci. Toni pacati e seri, nessun slogan populista o demagogico  e  la volontà di superare «le profonde divisioni, dissidi e contrasti che hanno caratterizzato gli ultimi anni».

«Il mio compito - ha affermato Musumeci  - non è solo quello di intercettare il residuo dei veleni che ancora permane sulla scena siciliana, ma anche di lavorare per bonificarla». Certo ristabilire un clima di serenità nel quadro politico siciliano in cui, e  non solo in questa infuocata campagna elettorale, i contrasti tra le forze politiche e i rancori personali l’hanno fatto da padrone, non sarà una cosa facile. L’ex presidente della provincia di Catania è consapevole che l’impresa sarà difficile e «senza alcuna allusione o riferimento» ha sottolineato: «Il mio primo grande sforzo sarà di dimostrare che i catanesi non sono tutti uguali. La Sicilia ha avuto sei o sette presidenti di Regione catanesi. Io - continua il candidato a governatore - vorrei distinguermi e non intendo essere assimilato e accostato ad altri precedenti che affido al giudizio della storia e della cronaca».

Musumeci non nomina elegantemente, nessuno, ma l’allusione a Raffaele Lombardo (è di Grammichele in provincia di Catania) è del tutto evidente. Ribadisce che vuole «governare con onestà», come recita lo slogan del suo manifesto elettorale, e rompere con le logiche del passato, cominciando dal luogo in cui dimorerà se eletto presidente. L’ex sottosegretario, infatti, non abiterà a Palazzo d’Orleans come molti suoi predecessori, ma sta cercando casa, precisamente un bivani, per evitare di fare continuamente la spola tra i due capoluoghi siciliani.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:11