«Lo stop al contante? Inutile e dannoso»

«Questi provvedimenti non hanno nulla a che fare con la crescita, sarebbe come rilanciare una squadra di calcio cambiando colore ai lacci degli scarpini». Francesco Lippi, docente di Economia all’università di Sassari, è una delle poche voci che, attraverso Noisefromamerika.org, si è espresso contro le ipotesi di limitazione del contante. L’ultimo provvedimento in ordine di tempo è la bozza del decreto legge sulla crescita che prevede l’obbligo, dal 1 luglio 2013, di accettare pagamenti elettronici per importi superiori ai 50 euro. «Passera o Grilli dovrebbero spiegare cosa c’entra questo provvedimento con la crescita – dice Lippi – sono proposte approssimative di cui non si conoscono i benefici né in capo chi andranno i costi, se ai negozianti, alle banche o se ricadranno sui consumatori». 

Eppure la battaglia contro il contante ha molti sostenitori, è da più di un anno che Milena Gabanelli, attraverso Report e il Corriere, lancia una proposta di tassazione del 33% su prelievi e depositi per eliminare l’uso delle banconote. Dice che così si possono recuperare 100 miliardi di evasione in un anno...
L’economia è una materia che andrebbe trattata seriamente, non so come la Gabanelli faccia a sparare numeri a caso. La realtà è che tassare il contante, oltre a non migliorare la situazione, andrebbe a rendere infernale la vita a milioni di persone che lo usano perché lo ritengono più semplice e veloce. 

Secondo molti l’uso diffuso del contante indica un’arretratezza del nostro paese rispetto al resto del mondo occidentale. Questi provvedimenti sono utili per allineare i nostri comportamenti a quello dei paesi più avanzati?
In realtà il contante è molto utilizzato anche in Germania, Svezia, Giappone e Austria, paesi in cui l’evasione è molto bassa. Proprio perché la lotta all’evasione fiscale non viene fatta aumentando gli impedimenti e le complicazioni, ma attraverso controlli fiscali e sanzioni. Invece l’idea di tassare il contante per combattere l’evasione è un po’ come riempire l’autostrada di dossi per far rispettare i limiti di velocità. 

Non crede, come ritengono i loro propositori, che questi provvedimenti andrebbero a colpire l’evasione e la criminalità?
In Italia il 15% delle famiglie non ha conto corrente bancario. Molti studi confermano che gli effetti più sfavorevoli di queste proposte cadrebbero sulle classi povere, che non hanno accesso a banche e strumenti finanziari per difendersi da tasse e burocrazia. Questi provvedimenti potrebbero anche causare effetti opposti a quelli intenzionali: cittadini e imprese potrebbero preferire l’accumulo di stock di contanti per evitare la tassa su prelievi e depositi. Sarebbe un grosso regalo a coloro che detengono tanto contante, come riciclatori, spacciatori e criminalità organizzata, che si troverebbero a poter offrire contanti detassati. Inoltre potrebbe nascere un circuito parallelo del contante.

Cosa intende dire?
La moneta è un bene endogeno al mercato e può aggirare i vincoli se il mercato ne ha bisogno. Nei campi di concentramento, dove la moneta era vietata, si usavano monete-merce come le sigarette, nelle isole Samoa si usavano pezzi di sale, potrebbero crescere ancora di più i “compro oro”. In Argentina il divieto di detenere dollari americani sta facendo esplodere il mercato nero: immediatamente si crea un mercato parallelo in cui i cittadini si scambiano questi valori, a prezzi molti diversi da quelli ufficiali.

In sintesi, quali potrebbero essere gli effetti sull’economia del paese?
L’idea di combattere l’evasione fiscale usando una tassa su uno strumento finanziario ha un costo elevato perché distorce le scelte quotidiane di milioni di persone oneste. Avrebbe l’ulteriore svantaggio di aggiungere sabbia nei meccanismi di una economia già quasi paralizzata dalla burocrazia. Insomma, non mi aspetto nessun effetto positivo sulla crescita. Il problema è che si continua a pensare che la stagnazione sia dovuta dalla mancanza di risorse a disposizione del governo. In realtà la crescita non c’è perché manca la meritocrazia, c’è un debito pubblico gigantesco, le tasse sono altissime, la spesa pubblica è inefficiente e non perché il governo ha la cassa vuota.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:44