Gli italiani comprano casa all'estero

Proprio nel giorno in cui il settimanale economico The Economist aveva pubblicato il bollettino sull’andamento del mercato immobiliare mondiale (assegnando maglia più che nera all’Italia) il sito britannico deverhouse.co.uk pubblica le foto ed altri dati relativi alla vendita per 950 mila sterline (circa 1,19 milioni di euro) della casa che diede i natali Harry Potter (il maghetto della fortunata saga di J.K.Rowling). La De Vere House, villa medievale del XIV esimo secolo, attualmente di proprietà della signora Jane Ranzetta, si trova a Water Street, nella cittadina di Lavenham del Suffolk. Ed interessati alla magione sarebbero proprio dei ricchi italiani che, dopo aver venduto alcune unità immobiliari tra Roma e Milano, intenderebbero investire nella residenza del “maghetto”: evidentemente temono più l’Imu e le trovate di Monti dell’ira di Lord Voldemort eterno rivale di Potter che, almeno nella storia, su quella casa aveva non poche mire.

Ormai è chiaro, i ricchi italiani non intendano immolare i propri patrimoni in mattone “per il bene dell’Italia in Europa”, piuttosto vendono nel Belpaese ed acquistano in nazioni con pressione fiscale sotto il 35% (in Italia ha da poco superato il 60%).

I più avveduti avrebbero chiuso le compravendite immobiliari in Italia a dicembre 2011 e, grazie ai buoni uffici di banche di fiducia, trasferito i proventi a Londra o Parigi o Berlino, quindi dalla capitale europea avrebbero acquistato case in altri paesi europei o in altri continenti. Operazione certo farraginosa per l’uomo comune, ma qui si tratta di quella percentuale d’italiani in grado di sopportare investimenti immobiliari in contante per oltre 5 milioni di euro. Nella maggior parte dei casi si tratta di cittadini che hanno superato i 50 anni d’età e che, causa la crisi politico-economica in cui versa l’Italia, hanno deciso di trasferirsi all’estero. E se il fisco del Belpaese reclamasse un conticino in sospeso? È evidente che potrebbe davvero poco contro gente che ormai ha trasferito tutto all’estero, e dopo aver venduto anche la prima casa. L’immissione sul mercato di questi ingenti patrimoni in congiuntura con le nuove tasse (Imu) ha dimezzato il valore delle abitazioni, riportandolo al biennio 2002-2003. Così nel 2012 s’è registrato in Italia un calo delle compravendite immobiliari tra il 20 3e il 35%: le prime ad accusare il colpo sono state le agenzie immobiliari, che hanno dovuto ridimensionare i costi pubblicitari e gli addetti. 

Ma chi ha venduto immobili in Italia ha prontamente investito in Spagna, Grecia, Portogallo, Germania...: dalla vendita d’una casa da circa 100metri quadri in zona centrale a Roma o Milano hanno spesso acquistato palazzine o alberghi o aziende in altre regioni dell’Ue o del Mondo dove le tasse sui beni immobili sono cinque volte inferiori al corrispettivo italiano.

Il progetto di Monti verteva sul disincentivare l’acquisto di seconde case, e perché la gente investisse con fiducia nella borsa, nei beni mobiliari. Ma colpendo il mercato immobiliare, storico motore di crescita italiano, la crisi s’è ingigantita.

Il governo Monti partiva dall’assunto statistico che il 46% dei tedeschi è proprietario di casa, mentre in Francia il 50%, in Gran Bretagna il 60%, e in Italia più del 70% degli italiani ha investito in mattone. Gli studi economici su cui si basa la ricetta montiana vorrebbero che l’italiano medio disinvestisse in immobili, portandosi alla percentuale dei francesi, e parimenti desse fiducia ad azioni ed iniziative finanziarie in genere. Ma gli italiani benestanti hanno disinvestito in case italiane ed acquistato mattone in tutto il mondo, trasferendo in parecchi casi anche la residenza fiscale in paesi esteri.

Emerge che l’investimento immobiliare italiano in Germania, Austria e Svizzera ha decretato una spinta in avanti dei prezzi nell’area germanofona. E non sono mancati gli investimenti italiani in Olanda, Belgio, Lussemburgo, Danimarca e Paesi scandinavi. Una lenta e inesorabile fuga dall’Italia.

I dati negativi del mercato immobiliare italiano non hanno alcun precedente storico, eppure il direttore dell’Osservatorio dell’Agenzia del territorio, Gianni Guerrieri, dice che è «colpa della crisi e non dell’Imu». «Il crollo delle compravendite trascritte in questo trimestre, nasce da una crisi del mercato in atto negli ultimi mesi del 2011 - insiste il rapporto dell’Agenzia del territorio - d’altra parte, se si osservano alcuni principali indicatori macroeconomici riferiti all’ultimo trimestre del 2011, si ravvisano tutti gli elementi che spiegano la contrazione della domanda nel mercato immobiliare». Ma Guerrieri dimentica di notare che chi ha venduto case nel 2011 ha spesso investito i proventi in mattone spagnolo, greco, irlandese e tedesco.

«Non è ravvisabile un collegamento tra la caduta del mercato immobiliare, che oggi registriamo, e l’aumento della tassazione degli immobili decisa con il decreto Salva-Italia praticamente alla fine dell’ultimo trimestre 2011 – continua l’Osservatorio dell’Agenzia del territorio - sebbene l’aumento della tassazione sugli immobili percepita nel primo trimestre 2012 e verificata concretamente nel mese di giugno di quest’anno, non sarà certo un incentivo al mercato». Ma la guerra dell’esecutivo al mercato edile sembra non conosca tregua: così proprio quando l’80% degli italiani si dichiara interessato alla messa in sicurezza delle propria casa il governo Monti decide di ridurre alcune delle detrazioni fiscali previste e di limitarne altre fino al 2013. Tutti i proprietari di casa sono scontenti. Parimenti aumentano le richieste di mutui per la ristrutturazione e il miglioramento qualitativo degli immobili, ma le banche non hanno l’anello al naso e non prestano soldi ad un settore che il governo vuole penalizzare.

Infatti uno studio dell’Osservatorio Censis-Abi rivela che oggi in Italia solo un campione del 17,3% ritiene che i soldi andrebbero investiti nel mattone, contro un 36,6% che reputa  andrebbero tenuti liquidi aspettando tempi migliori e magari investendoli in case all’estero.

E dal rapporto dell’Osservatorio Censis-Abi sugli “Italiani e il mattone“, emerge, che l’introduzione dell’Imu pesa tanto sul mercato delle seconde case (quasi 3,5 milioni): «La pesante penalizzazione dell’Imu - scrive l’Osservatorio - spingerà ancora di più ad una riduzione del numero delle case non occupate, con una crescente tendenza a disfarsene o a trovarne un nuovo utilizzo».

«Non batto ciglio sul fatto che si introduca una tassa sulla casa, però sulla rivalutazione del 60% su tutti gli immobili e su tutti i locali dico no - afferma Giuseppe Roma (direttore generale del Censis) - È questo il vero problema che peserà sugli italiani”. Secondo Roma «l’Imu graverà ancora di più sulla situazione delle famiglie che perderanno tutto quello che hanno risparmiato in questi tre anni dal mancato pagamento dell’Ici». L’erosione di quanto capitalizzato in una vita di risparmi sarebbe rapidissima dopo un quinquennio di Imu, così qualche pensionato benestante vende la casa in Italia per acquistarla all’estero... è un altro italiano che viene meno all’anagrafe fiscale del Belpaese. 

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:13