Le responsabilità di Passera sul digitale

Vorrei poter dire “speriamo sia l’ultima volta”, ma so che non è cosi, quindi... Puntuale come la morte e le tasse ecco spuntare le polemiche sui problemi derivati dal passaggio dalla tecnologia analogica a quella digitale del segnale televisivo. Non che i lamenti degli utenti siano ingiustificati, vero che il governo dei tecnici ci ha messo il carico da undici, ma arrivati all’ultima tappa si poteva anche presumere che i cittadini e, soprattutto, rivenditori e installatori, avessero ben chiaro l’assunto che, nelle zone con difficoltà di ricezione del segnale, si dovesse indirizzare la clientela verso l’alternativa tecnologica satellitare. La piattaforma TiVùSat ripropone tutti (quasi, mancano La7d e Cielo) i canali nazionali oltre a una selezione di canali all news stranieri.

Al contrario, puntualmente, anche nelle più inaccessibili zone di montagna o la dove le regioni incrociano le frequenze in una ragnaltela inestricabile, ecco partire l’ormai nota via crucis: acquisto del decoder terrestre, constatazione che il segnale non si riceve, installazione del nuovo impianto di antenna “studiata apposta per il digitale terrestre”, (ri)constatazione che il segnale non si riceve, acquisto del decoder satellitare, installazione della parabola.

La colpa? Non poche volte degli stessi cittadini che, spaventati dal costo più alto del decoder satellitare, come dire... “ci provano” anche quando correttamente informati, per poi lamentarsi di fronte all’evidenza. Va detto anche che non pochi rivenditori o media store presenti nelle zone ad elevato divide infrastrutturale, o non vendono i decoder satellitari o non li evidenziano a dovere. Va detto infine che il segnale analogico di partenza spesso era scadente quando non decisamente “innevato”. Non sono stati pochi, negli anni, gli abbonamenti a Sky dovuti proprio alla necessità di vedere i canali generalisti.

Certo il governo, nell’organizzazione della gestione dello switch-off, avrebbe potuto fare di più: «Il ministro Passera - spiega Mauro Vergari di Adiconsum - a differenza del ministro Romani, non ha mai convocato il Cnid - Consiglio Nazionale Italia Digitale - che è o, a questo punto sarebbe meglio dire era, l’organismo ministeriale comprendente tutti gli stakeholders della filiera digitale, preposto a gestire proprio le fasi di switch-off e risolvere in tempo reale o quasi i problemi che emergevano di volta in volta. Questo ha influito in modo pesante sulla qualità dello switch-off, in particolare proprio nel monitoraggio del segnale sul territorio, utile ad una corretta gestione del segnale, nonché sulla assistenza al cittadino che è parte fondamentale in questo genere di operazioni».

Eppure l’algoritmo è semplice: Sei in una zona dove il segnale si riceve male? fatti il decoder satellitare. “La piattaforma TivùSat non include le tv locali” è l’obiezione più ricorrente; sarebbe meglio dire “le Tv locali henno deciso di non entrare nella piattaforma”. Sono scelte imprenditoriali, non si discutono. Ma è a queste che l’utente si deve rivolgere.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:17