
Alla Regione Lazio, ove ancora tarda a prendere forma un disegno possibile dell’istituita Città metropolitana, Roma Capitale, città del governo nazionale e non solo, della residenza e della cultura, città della Storia ma anche delle merci e dei servizi, ora (almeno sulla carta) è città più grande, perché assorbirà in futuro anche parte dei comuni limitrofi, come in un fotogramma di un film inceppato, alla Regione il tempo sembra si sia fermato.
Sembra che non sia più necessario dare impulsi politici perché si indirizzino rapide soluzioni, da troppo tempo attese e sempre rinviate, riguardanti il territorio e le politiche dei trasporti.
Sembra che tutto proceda in uno stanco passaggio di inutili carte da un tavolo all’altro sperando che le soluzioni, quelle vere che interessano i cittadini, emergano da sole. Senza il bisogno che qualcuno si assuma delle responsabilità e prenda delle decisioni.
Sembra che il trasporto efficiente, integrato e sostenibile, nonostante i tanti buoni propositi sbandierati, segni ancora il passo, mantenendo il network trasportistico del Lazio ad un livello di pianificazione vecchio di almeno trentanni.
Sembra, il tutto, un sistema troppo arretrato anche in termini di concezione e di ideazione rispetto allo standard di altre capitali europee con le quali pretenderebbe essere competitivo.
Vista la situazione di stallo in ordine al dibattito urbanistico riguardante la Città metropolitana, aggravata dal ritardo di un credibile piano dei Trasporti non ancora terminato, quando la candidatura di Roma è stata respinta per le Olimpiadi del 2020, onestà vorrebbe che si ammettesse, alla luce dei fatti, che la tanto contestata decisione si è dimostrata essere corretta, realistica e purtroppo pessimisticamente lungimirante.
Ciò alla faccia di coloro che da posizioni e responsabilità diverse si sono strappati i capelli quando hanno visto cadere la succulenta opportunità (per loro) di ospitare nella Capitale i giochi olimpici facendo prima di tutto (i loro) affari. Magari non concludendo le opere, come è avvenuto per l’ancora incompiuta “Città dello sport” di Torvergata. Mastodontica opera in attesa di ulteriori finanziamenti e accordi bipartisan.
A quelli che tuttora sostengono l’idea che dalla crisi economica si esce facendo altri debiti con le tasche degli italiani, investendo con soldi che non ci sono, senza scomodare Keynes o Adam Smith, basterebbe ricordare le oggettive responsabilità poltiche e la conseguente inefficienza infrastrutturale del network trasportistico della Regione Lazio e della Capitale. Per un confronto realistico, si constati lo sforzo organizzativo ed economico compiuto da Londra per la realizzazione delle Olimpiadi.
Ho già scritto dalle colonne di questo giornale che con i tempi attraverso i quali il sistema politico e burocratico è abituato a (non) decidere, potremmo aspirare forse per il 2020 ad una “bozza” di disegno organico del sistema delle reti e dei nodi di trasporto. Leggasi per brevità Prtml (piano regionale trasporti mobilità e logistica).
L’apparato decisionale infatti, essendo cronicamente diviso tra veti e pressioni, tra interessi di parte e crisi economica sembra non essere in grado di rispondere in modo efficiente alla domanda di mobilità che non trova più offerta adeguata. Nemmeno a livello di ideazione.
In mancanza di una conveniente pianificazione, modulata su orizzonti temporali di più lunga gittata, non essendo sostenuta da impulsi politici chiari e coerenti, la Regione Lazio sembra non essere in grado di offrire nemmeno sul piano delle idee, credibili proposte operative per una mobilità sostenibile, moderna e funzionale.
Occorrerebbe che la politica urbanistica e quella dei trasporti, ma anche quella del territorio e dell’ambiente, dell’economia e della cultura superassero gli steccati dei singoli competenti assessorati. Occorrerebbe che i “responsabili” si incontrassero una buona volta per parlare del territorio e decidere delle sue prospettive, invece che delle alleanze politiche alle prossime elezioni.
Ma per far ciò la politica dovrebbe essere diversa da quella che oggi appare. Dovrebbe pensare, studiare, approfondire ma soprattutto dovrebbe scegliere senza dedicarsi troppo a programmi destinati solo alla propria autorigenerazione, autoconservazione e alla conventio ad escludendum.
Per migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi di mobilità e trasporto è necessario che dalla formulazione definitiva di un accettabile Prtml (sempre promesso e non ancora portato a termine nella sua stesura definitiva) emergessero con chiarezza quelle misure atte a stimolare e accelerare processi di liberalizzazione e privatizzazione dei mercati nei diversi settori: aereo, marittimo, ferroviario e autostradale, mediante l’individuazione di misure volte a superare rapidamente le varie situazioni monopolistiche.
Queste misure, se adottate, investirebbero la stessa concezione del trasporto, non considerato più come mera somma di attività separate ed autonome, ma inteso come unica prestazione funzionale dall’origine sino a destinazione, in una visione globale del processo di trasferimento delle persone e delle merci su un territorio reale da proteggere e sviluppare.
Gli attori sono noti. Sono quelli che dovrebbero in primo luogo operare delle “scelte” per attuare, attraverso una pianificazione ragionata valutazioni più congruenti con le effettive caratteristiche e potenzialità territoriali. Ma ciò richiederebbe prendere decisioni, talvolta assumendosi responsabilità più sul piano politico che sul piano tecnico.
E’ alla politica quindi, in quanto primaria funzione garante della pianificazione territoriale e dello sviluppo dell’habitat, la responsabilità di promuovere e portare a termine piani corretti e attuabili in tempi certi. C’è per il Lazio il forte squilibrio rappresentato dalla Capitale che assorbe da sola oltre il 65% delle movimentazioni di persone e merci presenti nella regione.
Per il macrosistema regionale occorrerebbe che scelte opportune stabilizzassero i principali sottosistemi territoriali tra loro tuttora squilibrati e disomogenei: il nord laziale rappresentato dal sistema Civitavecchia-Viterbo-Orte; il centro della regione con la gigantesca area metropolitana romana che già ora, tra le tante cose, soffre di un raccordo anulare (Gra) declassato a strada urbana semiperiferica, ai limiti dell’efficienza e della capacità trasportistica; il sistema meridionale articolato lungo la Pontina, da ripensare interamente rispetto ai nodi di Latina, Frosinone, fra porti e aeroporti da ridefinire all’interno di un disegno coerente.
Un Piano Regionale dei Trasporti non può essere limitato a risolvere singoli specifici “casi” (colli di bottiglia stradali, impianti tecnologici, snodi e raccordi con qualche semaforo in più). Un Prtml che sia all’altezza di compiti pianificatori che si proiettano verso orizzonti temporali dei prossimi trenta, quarantanni deve essere concepito su “visioni” in cui lo sviluppo del territorio sia coerente in tutti i suoi aspetti.
Bisognerebbe che alla Regione Lazio si compissero valutazioni e scelte politiche destinate al reale sviluppo e alla sostenibile funzionalità del territorio, mettendo una volta per tutte da parte le divisioni tra le componenti dei diversi schieramenti. Anche perché (sembra) che alle elezioni prossime venture i cittadini non si tureranno più il naso.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:41