
«Sono sempre stato assolto, e sarà così anche per il processo Ruby». Silvio Berlusconi non ha dubbi e professa la sua innocenza in un’intervista al quotidiano della sinistra francese, Liberation (in edicola oggi). «Una parte estremista e politicizzata della magistratura - dice l’ex premier - ha cominciato a perseguitarmi da quando sono entrato in politica. E non ha più smesso. Gli italiani lo hanno capito e sono con me». L’intervista a Liberation, però, è per Berlusconi anche l’occasione per fare chiarezza su alcune delle polemiche che lo hanno coinvolto negli ultimi mesi.
«L’ipotesi di un’uscita dall’euro - spiega per esempio l’ex premier - è senza dubbio stata brandita da certi membri del mio partito in modo tattico per far cambiare direzione alla posizione tedesca. Ma nel Pdl riteniamo tutti che l’uscita dall’euro sarebbe un disastro. Da parte mia ho solo detto che di fronte all’intransigenza sulla disciplina di bilancio e al rigore, che sono obiettivi importanti ma insufficienti se non si prendono come controparte misure sulla crescita, il problema di un’uscita dall’euro finirà per porsi inevitabilmente, almeno per salvare la forza produttiva del nostro Paese».
Qualche battuta, poi, è dedicata alla sua “ri-discesa in campo”: «Ciò che mi spinge a continuare a impegnarmi è il senso di responsabilità verso il mio paese e forse l’amarezza di non aver fatto tutto ciò che volevo. Il mio ingresso in politica risale al 1994. E questo ha permesso di evitare che la sinistra arrivasse al potere, tenendo conto che in Italia abbiamo una sinistra che è ancora ancorata alle pratiche del vecchio partito comunista. È un merito storico di cui sono fiero». Poi una riflessione sui rapporti tra l’ex maggioranza e l’attuale governo: «Il Pdl ha sostenuto lealmente il governo Monti, e questo si è manifestato in Parlamento con 34 voti di fiducia. Ma è vero che si tratta di un sostegno critico, un pungolo per l’adozione di riforme costituzionali e di misure per la crescita».
(m.l.)
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:14