
Un capolavoro quello compiuto da Maurizio Belpietro e dal quotidiano Libero: sfidare quelli di Repubblica sul loro stesso terreno di battaglia, quello delle domande alle cui risposte l’interessato viene costantemente sollecitato dalla testata che le pone.
Ricordate i dieci quesiti che quotidianamente venivano posti, dalla redazione di Largo Fochetti, a Silvio Berlusconi all’epoca delle vicende Noemi Letizia e Patrizia D’Addario? Ecco, Belpietro sta facendo la stessa cosa. Un passo indietro fino ad arrivare a domenica scorsa quando il Fatto Quotidiano ha pubblicato un’intervista a Guido Bertolaso nella quale, tra l’altro, l’ex responsabile della Protezione civile nazionale accusava il quotidiano diretto da Ezio Mauro di essere in possesso (ma di non averle pubblicate) di intercettazioni telefoniche che lo scagionerebbero dalla incomoda posizione di coinvolto negli sporchi affari della cricca, preferendo invece mettere sulle proprie pagine «solo quelle due o tre che orientano l’opinione pubblica».
È a questo punto che scatta la geniale pensata di Libero: porre, sull’argomento, sei domande a Ezio Mauro o, almeno, a Massimo Giannini. Sei quesiti del tipo «È vero che tenete nel cassetto le intercettazioni che lo scagionano (Bertolaso, ndr)?». Oppure «È vero che siete in possesso di tutti i nastri e li usate per “bastonare Bertolaso”?», o anche «È possibile che la fonte che vi ha passato le trascrizioni delle telefonate di Bertolaso abbia omesso quelle che lo scagionano?» e via di questo passo.
Come era logico che fosse, dal quotidiano debenedettiano non sono giunte risposte. Né, tanto meno, si è messo in moto il cosiddetto “popolo dei post.it”, quelli per intenderci che dicono di battersi per la libertà di stampa (e di libero sputtanamento tramite la pubblicazione di tutti i colloqui telefonici): forse saranno già in riva al mare o avranno terminato le scorte della gialla materia prima.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:07