
«Esce ancora una volta sconfitto giudiziariamente il tentativo di togliere ai moderati la voce della denuncia dell’estremismo». Così la deputata Pdl Souad Sbai commenta la decisione del tribunale di Milano di rigettare l’appello e confermare la sentenza n. 14321/2009 che vedeva, già in primo grado, l’onorevole Sbai non colpevole di diffamazione a mezzo stampa nei confronti dell’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche d’Italia.
«In Italia – dichiara Sbai – nessuno vuol rendersi conto che qualcuno usa i tribunali per tappare la bocca a chi denuncia. Molti sono caduti giudiziariamente in questa trappola e hanno, involontariamente, foraggiato le casse dell’estremismo, che in questo modo fa fund raising per le proprie attività di proselitismo».
«Spero che i precedenti – conclude – inducano la giustizia italiana a ripensare il modo di approcciare a certe denunce e querele, che hanno fatto troppe vittime solo perché hanno avuto il coraggio di parlare contro l’estremismo, dicendo delle verità che anche qualche buonista di casa nostra non vuole sentirsi dire».
Una vittoria giudiziaria che per l’onorevole Sbai arriva a qualche mese da un altro importante traguardo nella lotta contro gli estremismi e il fanatismo religioso: la condanna dell’ex eurodeputata Pci Dacia Valent, che aveva ripetutamente insultatao e diffamato la deputata Pdl, in pubblico e in privato. «È una vicenda del 2005 - spiega la Sbai - qualsiasi cosa io dicessi contro l’estremismo islamico e il radicalismo, lei mi minacciava e insultava la mia famiglia. È arrivata a definirmi “badante” e “ignorante” e ogni volta che intervenivo in difesa di una donna o veniva pubblicato un mio articolo il giorno dopo Valent telefonava a casa preannunciando una sua replica contro di me. Un incubo. Dopo quegli insulti, ho subito tante minacce dalla galassia del radicalismo islamico nel tentativo di convincermi al silenzio e non denunciare le violenze alle donne. Non ci sono riusciti: ho continuato a difendere la libertà di pensiero contro chi istigava all’odio. Perciò alle donne musulmane dico: abbiate coraggio, denunciate gli abusi. Non deve vincere l’estremismo che si basa solo sulla paura e la minaccia della fatwa. Siamo in Italia, dove c’è libertà».
Souad Sbai aveva definito la sentenza, arrivata lo scorso maggio, «la prima di una lunga serie di cause contro chi tenta di oscurare la libertà del pensiero, spingendosi fino all’intrusione nella vita privata e calunniando con una sequela di notizie false chi non ha paura di parlare. La causa contro Dacia Valent ha un valore particolarmente importante, perché apre la strada alla battaglia contro tutti coloro che pensano di poter distruggere la vita e la reputazione di una persona solo perché si oppone all’estremismo, che assolda bassa manovalanza per fare il lavoro sporco».
Già allora Sbai aveva annunciato di non voler demordere: «La giustizia farà il suo corso anche per tutti gli altri che hanno tentato maldestramente di screditare chi dice la verità sull’estremismo dilagante in Europa e in Italia».
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:56