A dicembre l'Italia morirà di Imu

«Se non si provvede a correggere sollecitamente i vizi costituzionali denunciati, Confedilizia avvierà in autonomia le procedure per giungere al giudizio avanti la Corte Costituzionale, per l’inammissibilità dell’Imu, della maggiorazione dell’ex Tarsu e della riduzione forfettaria dei canoni», afferma il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, conscio di come la vicenda della rata Imu di dicembre stia assumendo tinte fosche.

Anzi, siamo a cospetto d’una vera e propria truffa: tutti ben ricordano che l’Imu sulla prima casa non avrebbe mai dovuto superare il 5 per mille, mentre quello sulla seconda casa non sarebbe mai stato superiore al 10 per mille. Invece scopriamo che, il famoso incremento sulla rata di dicembre dell’Imu farà lievitare il balzello sulla prima casa a ben oltre il 10 per mille. In un convegno a Cortina, con la partecipazione costituzionalisti e tributaristi, sarebbe emerso che esistono i presupposti costituzionali per l’impugnativa sull’inammissibilità dell’Imu. «I vizi riguardano l’Imu come imposta in relazione ai servizi apprestati dai Comuni e perché indetraibile, l’ex Tarsu in relazione a servizi indivisibili che non possono essere posti a carico di una sola categoria e la riduzione della quota forfettaria dei canoni a titolo di spese dal 15 al 5% che si risolve in una tassazione delle spese, che sono ben più del 5%», fa presente il presidente di Confedilizia.

Intanto, la stangata Imu sul pagamento del “saldo Imu” per le case date in affitto svaluta inesorabilmente i patrimoni immobiliari. I proprietari arriveranno a pagare fino all’80% in più rispetto all’acconto pagato a giugno: lo denunciano i dati elaborati da Confedilizia. Sforza Fogliani aveva già calcolato l’impatto dell’Imu sulle case affittate rispetto all’Ici, evidenziando aumenti fino al 2.330%: ora ha verificato che, tra la prima rata e quella di dicembre, si pagherà con aliquote ritoccate al rialzo. C’è il rischio concreto che le case rimangano sfitte, soprattutto che molta gente con basso redditto per non pagare l’affitto cerchi riparo in baracche ed alloggi di fortuna. La stangata maggiore sarà nelle città come Roma, Napoli e Perugia, dove per la seconda rata si applicherà indistintamente l’aliquota del 10,6 per mille. Per esempio, se a Roma la prima rata è stata di 503 euro, la seconda sarà di oltre 900 euro. Una vera angheria in danno di redditi bassi e pensionati: hanno già versato in media per la prima casa un acconto Imu di 84 euro, ma i dati del Caf Cisl ci dicono che dovranno versare a dicembre quasi il triplo. Le fotografie scattate da Confedilizia e Caf Cisl prendono spunto dai dati reali, dai versamenti effettivi. «L’aggravio dell’Imu - sostiene il coordinatore della Consulta dei Caf, Valeriano Canepari - è certamente molto forte nei capoluoghi.

E certo per chi non pagava più l’Ici sulla prima casa, o aveva dato in comodato la seconda ai figli, l’aggravio c’è». Per quanto riguarda la prima casa Roma risulta la più penalizzata: i romani hanno pagato il 102% in più della media nazionale. Il secondo acconto sarà ancora più elevato per Roma, di oltre il doppio della prima rata. Anche l’introduzione della possibilità di pagare in tre rate (anziché in due) per l’abitazione principale s’è rivelata una truffa per i contribuenti: vi ha abboccato solo l’1,6% degli italiani. Nel pagamento in tre rate l’importo si triplica: si passa infatti da una prima rata media di 81 euro a ben ben 229 euro per l’ultima. La sorpresa si conferma sempre il saldo finale, quello di dicembre.  E l’effetto Imu s’è abbattuto anche sui commercianti: entro l’anno rischiano la chiusura almeno 150.000 piccole attività commerciali ed artigianali, l’Imu ha fatto propendere per la cessazione dell’attività. E col rinnovo dei contratti di locazione ci saranno ulteriori aumenti dei canoni: lo rileva Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia di Mestre, che ha stilato una statistica sulla moria d’attività a causa degli affitti mensili più cari per colpa dell’Imu. La Cgia ricorda che «nello stesso intervallo di tempo l’inflazione media nazionale è cresciuta del +24%». «In Italia - osserva Bortolussi - noi stimiamo che almeno 2 negozi/botteghe artigiane su 3 siano in  affitto. È vero che in questi ultimi 2/3 anni c’è stato una leggero calo del prezzo degli affitti, tuttavia se sommiamo gli aumenti avvenuti negli ultimi 10 anni dei canoni di locazione, delle tasse locali e delle utenze il peso dei costi fissi a carico dei piccoli negozianti e degli artigiani è diventato insopportabile. La crisi che non accenna a venir meno, il costante calo dei consumi e la concorrenza sempre più dilagante della grande distribuzione, non è da escludere che almeno 150.000 piccole aziende commerciali ed artigianali saranno costrette a chiudere i battenti entro il 2012».

Nella stessa direzione vanno anche i dati raccolti dell’Istat: tra il 2005 ed il 2011 l’indice delle vendite del commercio fisso al dettaglio è diminuito del 4,7%, mentre le vendite della grande distribuzione sono aumentate del 6,6%. L’effetto della crisi non ha tardato a manifestarsi sul «mancato pagamento dell’Imu»: in Toscana a causa dello scollamento tra incasso reale dell’Imu e stime del ministero, mancherebbe all’appello circa il 16% del gettito previsto. Lo afferma in una nota Anci Toscana, secondo cui «probabilmente evasione ed elusione fiscale potrebbero spiegare in parte la questione, ma certamente non si deve correre il rischio di sottovalutare una possibile sovrastima del gettito da parte del Mef».Ma i comuni italiani hanno esaurito i loro margini, molti sono in deficit di liquidità, altri hanno ricevuto meno di quanto pensavano dal gettito Imu. Il sindaco di Lecce, Paolo Perrone ha tenuto una riunione operativa a Roma sulla questione Imu. Così dal presidente Anci Graziano Delrio, al sottosegretario all’Interno Saverio Ruperto, al sottosegretario all’Economia Vieri Ciariani e ai sindaci di Roma, Cagliari e Livorno, Gianni Alemanno, Massimo Zedda e Alessandro Cosimi. Tutti hanno concordato sulla necessità comunicare all’Italia le difficoltà del momento: «L’imposizione dell’Imu ha inciso negativamente sulla pressione fiscale e ha creato non pochi danni alle amministrazioni comunali, incapaci di far fronte alle primarie esigenze della cittadinanza e impossibilitate a garantire i servizi fondamentali».

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:01