Vendola s'innamora del Pd

L’impressione è quella dello spettatore sinistroide seduto di fronte al computer. Apre internet e inizia a dire: “Vi prego, dite qualcosa di sinistra”. Cambiano i tempi e i mezzi di comunicazione di massa, ma il monito di Nanni Moretti, che rimproverava a D’Alema di farsi mettere sotto da Berlusconi da Vespa un secolo politico fa, sembra ancora attuale. Propagandismo e polemiche, Di Pietro sta andando alla “deriva” secondo Nichi. Chi invece rimane saldo, secondo il leader di Sel, è il Pd: «Sel è disponibile a lavorare con il Pd per costruire la coalizione della speranza». 

A parte il nome come sempre a metà tra l’onirico ed il “narrativo”, per rimanere in tema con il governatore pugliese, le coordinate di questa alleanza con i democrats restano fumose. C’è la voglia di aprire in direzioni molteplici: il centrosinistra deve diventare il polo coalizionale centrale nel sistema, un polo stabile che «non deve avere paura di portare con sé chi intende arricchire la coalizione». Vendola apre ai moderati, Casini incluso, silurando Di Pietro. E pensare che neanche tre mesi fa la situazione era opposta: a fine maggio infatti i due leader alternativi al Pd cercavano di rilanciare una “Vasto 2”, ma soltanto un mese dopo la questione si incrinava, con Di Pietro che iniziava la sua lamentazione funebre nei confronti delle primarie solo pochi giorni dopo la conferenza stampa che li aveva visti uno accanto all’altro, proprio per difendersi dal pericolo Casini. E proprio lo scontro tra i due galletti nel pollaio ha creato la nuova svolta annunciata ieri da Vendola.

I due continuano a pestarsi i piedi giorno dopo giorno: improbabile trovare una via di mezzo, impossibile riuscire a far coesistere due personalità così forti e con così tanta voglia di primeggiare tirando per la giacchetta Pier Luigi Bersan. Il calmo Bersani fa il suo solito gioco del silenzio. Sta lì, attende, fa spennare i due galli, assiste al combattimento senza scommettere su alcuno dei due. Probabilmente spera nell’eliminazione di uno dei due per facilitarsi il lavoro e capire con chi dovrà fare qualche nuova foto insieme. Certo è che, al momento, il triangolo più probabile sembra quello Bersani-Vendola-Casini, con Di Pietro che non si capisce che fine farà. La sua eventuale esclusione sarebbe sinonimo di una periferia politica non recuperabile, la fine di un’Idv ormai schiacciata dal sistema partitico – sempre che Berlusconi non si ripresenti in pompa magna, andando così a favorire la creazione di un’asse tra dipietristi e grillini. La perplessità più grande rimane però a sinistra ed al nostro spettatore morettiano: l’ibrido Casini-Vendola fa storcere il naso, crea problemi morali agli elettori di sinistra.

In molti dovrebbero turarsi il naso, e non solo, almeno tre volte prima di votare un mostro del genere. Pensare ad un tavolo dove siedano insieme Casini e Vendola è possibile forse solo il giorno di Natale, per altro seduti pure lontano, uno col panettone, uno col pandoro. Il Polo della speranza diventa sempre più centro e sempre meno sinistra. Con buona pace per le speranze degli elettori di sinistra.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:09