Le riforme e il dialogo perduto

Prove di dialogo nella maggioranza, mentre cresce la protesta di Lega e Idv. A scattare la fotografia dello stato dell’arte dopo la riunione di ieri del Comitato ristretto sulla legge elettorale è il vicecapogruppo del Popolo della Libertà, Gaetano Quagliariello, secondo il quale «c’è ampia intesa su cinque punti, mentre restano le distanze su tre, sui quali però è aperto il confronto». Ieri, insomma, «è stato fatto un passo avanti», come conferma il relatore Enzo Bianco (Pd), che presenta un testo che preferisce definire «punti qualificanti di una proposta». Tra gli ancora scettici, è possibile contare Nichi Vendola, fresco promesso sposo di Pier Ferdinando Casini.

«Ho parlato con Bersani stamattina (ieri, ndr), nel corso del nostro incontro, anche di legge elettorale. Io gli ho detto la mia opinione: siccome il Parlamento si sta avvitando su se stesso, si potrebbe prendere sul serio uno di quei nostri proclami quando facciamo appello alla democrazia. Un milione e 200mila italiani si sono espressi apponendo la firma sulla richiesta di referendum che intendeva ripristinare il Mattarellum come legge elettorale. Quel referendum è stato cancellato. Ma noi potremmo lavorare a ripristinare il Mattarellum». La maggioranza che sostiene il governo Monti, però, sembra avere in mente un altro percorso per la riforma elettorale. E soprattutto un altro esito finale. Gaetano Quagliariello, parlando con i giornalisti a palazzo Madama prima della riunione del comitato ristretto, professava ottimismo ma chiedeva uno sforzo al Partito democratico: «Restiamo in attesa della proposta del Pd che, però deve essere di compromesso, una proposta di partenza come la nostra». Ci deve essere, insomma, «un parallelismo; il Pd e le altre forze politiche facciano anche loro delle proposte in modo da consentire di mettere insieme quello su cui c’è unanimità, lasciando in discussione i punti residui».

Dicendosi pronto a «sacrificare le ferie sull’altare della riforma», Quagliariello si diceva comunque «fiducioso che la legge possa andare in porto anche in tempi rapidi». Ora, dopo il comitato ristretto almeno un consenso di massima sui metodi della consultazione sembra essere stato trovato. E se la discussione residua riguardasse davvero soltato “tre punti su otto”, un osservatore esterno potrebbe anche pensare che l’intesa sia effettivamente a portata di mano. A non crederci, però, sono in molti. Uno è proprio l’omologo di Quagliariello alla Camera. Per il vicecapogruppo degli azzurri a Montecitorio, Osvaldo Napoli, infatti, «è di tutta evidenza che Bersani ciurla nel manico». «Il Pdl - aggiunge Napoli - non ha posto condizioni per un confronto aperto sulla legge elettorale, ma questo non basta per fare una buona legge se il Pd mette paletti come fa Bersani. Qual è il senso delle sue affermazioni sulla “irrinunciabilità” del premio di maggioranza alla coalizione e non al partito? È ovvio che siamo di fronte al tentativo scoperto di Bersani di rovesciare il tavolo delle trattative per andare al voto con il Porcellum. Lo scandalo non sta nel fatto di volerlo, ma nel fatto di volerlo e negarlo. La doppiezza togliattiana è sopravvissuta al suo ideatore». Togliatti a parte, adesso sarebbe bene che - prima di mettersi d’accordo con il Pd - nel Pdl si mettano d’accordo con se stessi.

(m.l.)

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:10