I sindacati europei: unità e inutilità

Gli unici veramente uniti in questa Europa in crisi sono i sindacati. Al momento sono di fatto le uniche forze che legittimano e danno un senso a questo carrozzone burocratico. Potremmo dire che oggi la vera Unione sono loro. Bene, almeno qualcuno c’è. Anzi male. Quale oscuro destino potrebbe mai attenderci. Così, mentre nelle sede istituzionali si discute di tutto e del suo contrario, tra spread, scudi e austerity, i grandi leader rimbalzano da una posizione all’altra senza che si possa aspirare a un compromesso convincente.

Monti, Hollande, Rajoy, Merkel e quella Finlandia che dei problemi del sud non interessa nulla. Si continua a giocare un match tra sordi, al diavolo il gioco di squadra e, se andrà avanti così, addio euro. In questo caos politico-finanziario, i vertici sindacali italiani e spagnoli annunciano in una nota che le misure di austerità applicate dai governi sono inadeguate. Camusso, Bonanni, Angeletti insieme ai loro colleghi iberici, Fernandez Toxo e Candido Mendez, si mobilitano in vista del vertice italo-spagnolo del due agosto e fanno sapere che riforme e tagli imposti da Bruxelles sono dannosi volti a perseguire obiettivi prettamente contabili, ignorando le conseguenze sociali che questi produrranno. Senza impegnarsi troppo a tracciare una via d’uscita alternativa alla crisi – se mai ce ne fosse una – condannano la stretta economica e denunciano il fallimento continentale.

Al centro della loro riflessione, lo spread che resiste a livelli preoccupanti. A riguardo, le organizzazioni sindacali richiedono «l’adozione immediata di misure necessarie a garantire che i titoli spagnoli e italiani possano essere emessi a tassi d’interesse ridotti, per garantire ai nostri stati la liquidità necessaria attuale e la solvibilità futura». In altre parole, ripetono esattamente cosa predicano da mesi praticamente tutti: l’acquisto da parte della Bce del debito nei mercati, senza l’imposizione di condizioni che comportino tagli di bilancio e sociali che implicherebbero ulteriori depressioni economiche. Propongono di «modificare lo statuto della Bce per assegnarle poteri da prestatori di ultima istanza».

Camusso e compagni vorrebbero, inoltre, far introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie il cui gettito sarebbe destinato all’attuazione di programmi per la crescita e l’occupazione. Poi lotta ai paradisi fiscali, all’evasione e «procedere alla conversione di una parte del debito degli Stati dell’Ue in debito europeo». Mr Eurobond, signori e signore. Niente di nuovo, ecco tutto. Errata corrige: senza di loro l’Unione Europea sarebbe la stessa.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:59