Carceri: una stangata da Strasburgo

Strasburgo prepara una sentenza “pilota” contro le carceri italiane. Cioè un provvedimento esemplare di condanna che varrà poi da pietra di paragone anche per tutti e 47 i paesi che aderiscono alla Cedu, la Corte europea dei diritti dell’uomo. A un anno dalla “prepotente urgenza” denunciata dallo stesso Capo dello stato nel famoso (o forse famigerato, a sentire cosa ne dice oggi Marco Pannella dopo che alle promesse e alle parole non sono seguiti i fatti) discorso proferito durante il convegno organizzato dal presidente del Senato Renato Schifani e dalla sua vice, la radicale Emma Bonino, nella sala Zuccari al Senato il 28 e 29 luglio 2011, questo è quello che bolle in pentola.

Lo ha rivelato, durante un convegno sulle carceri (a cui hanno presenziato anche il presidente dell’Unione delle camere penali italiane Valerio Spigarelli e il sindacalista della Uil Eugenio Sarno) tenutosi alcuni giorni fa, il consigliere regionale Giuseppe Rossodivita. «La Cedu ricorre alle sentenze pilota quando deve far fronte a problemi strutturali di uno dei paesi membri, emettendo - ha detto Rossodivita - ordini per tentare di far fronte a una situazione di assoluta emergenza». Va ricordato che alla Corte europea dei diritti dell’uomo istituita nel 1959, con sede a Strasburgo, aderiscono tutti i 47 membri del Consiglio d’Europa. Il quale fu fondato nel 1949, con lo scopo di promuovere la democrazia, i diritti dell’uomo e l’identità culturale europea, e che poco ha a che vedere con l’Unione europea. «La Corte - ha ricordato ancora il consigliere Radicale - ha stigmatizzato più volte il ruolo dell’Italia, principale responsabile dell’arretrato della Cedu, con 1.200 ricorsi solo da parte di semplici detenuti».

Quindi guai in vista per i burocrati di via Arenula e per quelli del Quirinale che sinora hanno preferito non prendere di petto la soluzione amnistia con il pretesto che in Parlamento «non ci sarebbero le condizioni per un voto che arrivi ai due terzi dei componenti di Camera e Senato». Pannella, notoriamente, chiede da mesi, insieme alla deputata Rita Bernardini, alla militante Irene Testa de “Il detenuto ignoto”, a Riccardo Arena di “Radio carcere”, allo stesso Rossodivita e a tanti altri ancora, al Capo dello stato di prendersi la responsabilità di mandare un messaggio alle camere sul tema “amnistia e dintorni” e poi di stare a vedere “l’effetto che fa”. Prima di tutto perché il messaggio alle Camere è l’unica forma di esternazione presidenziale attualmente prevista dalla Costituzione sempre più interpretata a usum delphini e meno applicata alla lettera. E poi perché, una volta gettato un simile macigno nello stagno, la palla della responsabilità di lasciare le cose come stanno e di beccarsi la sentenza esemplare del Cedu verrebbe scaricata sui partiti che giocano al gioco del cerino con carceri, giustizia e quant’altro. E questo in vista di un problematico turno elettorale politico, nel 2013 o quest’autunno. Pannella, che a forza di digiuni di dialogo per la giustizia e le carceri, negli ultimi sei mesi avrà consumato al massimo due o tre pasti completi, mette in evidenza ancora una volta la vigliaccheria della politica che poi si trasforma in sirena elettorale per gli opportunisti dell’anti politica: è chiaro che un’amnistia potrebbe essere vissuta come un fattore impopolare dalla cittadinanza, che oltretutto ha come filtro informativo la Rai, Mediaset e i grandi e felpati giornali dei poteri forti, bancari e industriali. Ma è chiaro anche che, lasciando la giustizia e le carceri nello stato in cui sono, si rischia di essere “antipopolari”, pur di non essere “impopolari”.

E bastano le cifre snocciolate dal sindacalista Eugenio Sarno nello stesso convegno in cui Rossodivita ha preannunciato la sentenza pilota del Cedu per capirlo: «Dal primo gennaio 2012 a oggi, 34 detenuti e 7 agenti si sono suicidati; 689 sono stati i tentativi di suicidio e 383 i salvataggi all’ultimo minuto». «I detenuti totali - ha aggiunto Sarno - sono 66.170 per 42-45mila posti, in calo di 1.500 unità rispetto al 2011». «Ma sono - ha detto ancora Sarno - numeri che riflettono una verità parziale, perché a questi vanno sottratti i posti per la degenza e quelli per il 41 bis e la massima sicurezza. Ciò vuol dire che in realtà stiamo parlando di 51mila detenuti per circa 20mila posti». Inoltre «quest’abbattimento nei numeri non è dovuto a nuove norme, ma è l’effetto di mancati arresti, diminuiti anch’essi», secondo il sindacalista. «Oggi si gestisce la realtà delle carceri con la sedazione della sofferenza – ha poi precisato Sarno – vale a dire con una spropositata quantità di psicofarmaci che viene somministrata ai detenuti: su questo, qualcuno prima o poi dovrebbe puntare la lente d’ingrandimento». Ma in Italia si parla di droga solo per le piantine di cannabis coltivate dai malati di sclerosi laterale amiotrofica o per i malati di cancro, come è noto dalle cronache di tutti i giorni. Ancora più gravi e pesanti le dichiarazioni di Spigarelli: «In tutte le carceri italiane tocchiamo con mano il fallimento dello stato. Viviamo in una situazione illegale; il 42% dei detenuti sono non colpevoli perché ancora in attesa di giudizio ed è una questione che tutti denunciano, anche il presidente della Corte di Cassazione».

«Quest’ultimo – ha ricordato Spigarelli - ha detto chiaramente criticando la situazione, che nel nostro paese, dal momento che i giudici sanno quant’è difficile applicare la pena definitiva, la anticipano, e questo si pone fuori dalla nostra Costituzione. Ci vogliono riforme, abbiamo bisogno di giudici-giudici e non di giudici-pm». E lo stato della legislazione emergenzial - premiale, secondo Spigarelli va visto attraverso questa lente: «In Italia abbiamo una legge processuale modificata a metà degli anni Novanta con l’inserimento di un comma in cui abbiamo dovuto scrivere “badate, sia chiaro che non si può mettere la gente in prigione per farla confessare”, oppure “badate, sia chiaro che non si può mettere uno in custodia cautelare perché si è avvalso della facoltà di non rispondere”». Ergo? «Già solo il fatto che la legge positiva abbia dovuto scrivere questo significa che tutto ciò avveniva e continua ad avvenire», ha dedotto lo stesso Spigarelli. E anche per questi motivi, i penalisti preannunciano sin da ora la propria astensione dalle udienze che si terranno dal 17 al 21 settembre prossimi. Mentre la politica resta a guardare e di questi convegni sui media si occupano solo, nell’ordine, Radio radicale, L’opinione e il Manifesto. Quest’ultimo in quota “libertari ed eretici di sinistra”, non iscritti al pensiero unico della forca e del cui prodest.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:44