La sfida del Coni passa per Londra

Raffaele Pagnozzi, la continuità. Giovanni Malagò, la novità. Quali idee e programmi per lo sport italiano del futuro? Dopo quattro mandati di Gianni Petrucci al Coni si cambia. E’ tempo di elezioni e quindi di mutamenti anche al vertice dello sport mondiale il Cio. Il medico Jacques Rogge lascerà il vertice dell’olimpismo a settembre del 2013. Al suo posto forse il tedesco Bach. Quelli di Londra saranno giochi blindati non solo contro il terrorismo ma anche contro la piaga delle scommesse (un’unità operativa monitorerà i risultati delle gare di concerto con una società di scommesse che controllerà i movimenti delle puntate) e del doping. I risultati di Londra potrebbe decidere le sorti delle elezioni della presidenza del Coni.

Più che i presidenti a pesare a favore di Pagnozzi, una vita al Foro Italico, o dell’imprenditore sportivo Malagò peseranno gli atleti,i tecnici, gli enti territoriali e di promozione. Lo sport italiano deve fare i conto,infatti, con molti problemi: dalla scarsità delle strutture per i giovani al mancato decollo dello sport nelle scuole. L’ora di attività motoria è praticamente un bivacco, al massimo l’occasione per tirare due calci ad una palla, qualche tiro a canestro o una partitella di pallavolo. Niente piscine, niente campi d’atletica, niente palestre. C’è poi il macigno del calcio scommesse o in generale delle scommesse ormai su tutti gli sport e della corruzione. Le bande della criminalità organizzata hanno individuato nello sport un terreno fertile per fare soldi illeciti.

Le inchieste delle procure, penali e sportive, stanno portando alla luce episodi di combine e corruzione molto vasti. Anche Malagò è stato sfiorato dall’inchiesta sugli abusi edilizi per la costruzione delle piscine per i mondiali di nuoto del 2009 al Village di via Salaria. I giudici, dopo 4 anni, lo hanno prosciolto perché “il fatto non sussiste”. Non c’entra con le indagini. Anche lo sport è alle prese con la crisi economica. Sia il Coni che le Federazioni devono fare i conti con le ristrettezze e la riduzione del contributo statale. Il Coni organizza lo sport italiano dal 1942 e spesso si è sostituito allo Stato. Per Malagò bisogna prenderne atto. «Sul reperimento delle risorse, osserva, non si può più andare avanti con le armi tradizionali. Serve il coraggio di inventare forme nuove di marketing e di coinvolgimento degli imprenditori». Negli ultimi tempi sull’immagine complessiva dello sport italiano pesano due sconfitte.

La prima, mancata assegnazione degli Europei 2016, era dovuta al momento no del calcio italiano più che l’antipatia del presidente della Uefa Michel Platini (la prossima edizione si svolgerà in Francia). La seconda, la rinuncia da parte del governo Monti alla candidatura di Roma come sede delle Olimpiadi del 2020, è stata determinata da motivi economici. Il medagliere olimpico inciderà sulla corsa al Coni? Forse no. Ma è certo che Giovanni Malagò si presenta alla guida del superschieramento degli atleti del Circolo Canottieri Aniene con in testa i nuotatori Federica Pellegrini, Valerio Cleri, Luca Marin, l’intramontabile Josefa Idem, la velista Francesca Sensini, la tennista Pennetta, il capovoga del quattro senza Vincenzo Cappelli. Vincere è per l’Italia e il Coni (25-30 medaglie secondo i pronostici) ma il merito di aver portato tanti campioni ai vertici mondiali va anche a chi guida una struttura efficiente e multidisciplinare. Domani per la prima volta dal 1952 il Big Ben suonerà per 42 volte. Londra vuole vincere la sfida della modernità e delle prime olimpiadi ecologiche. Il modello Italia ha vinto, per ora, con l’avveniristico edificio di Renzo Piano.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:16