
Su Parma cala il sipario. Alle 21 della sera, ogni sera, cala il sipario. A Parma, città gaudente e mèta di turismo enogastromico da tutto il mondo, è infatti in vigore una ordinanza liberticida che ha spiazzato tutti, vietando sic et simplicer il consumo di bevande alcoliche dopo le 21, per il merito ed il metodo insolito con cui è stata imposta dal neo sindaco, il grillino Pizzarotti. L’ordinanza, presentata ieri alla stampa, presenta caratteristiche inedite per una realtà, Parma, che è una delle città più vivaci e animate dell’Emilia-Romagna, dove il rito dell’aperitivo anche all’aperto è una tradizione consolidata. Nella città di Verdi – cui sono dedicati tanti pianobar dove si beve fino a notte - la produzione vitivinicola dà vita a un consumo importante, dalla gloriosa Malvasia al lambrusco locale fino ai vini frizzanti del piacentino, che ha sempre riunito nei caffè, nelle enoteche, nei dehors capannelli di amici e colleghi alla fine della giornata di lavoro.
Almeno fino a ieri, perché da oggi in poi, inderogabilmente, alle 21 scatta il coprifuoco. Il sindaco Federico Pizzarotti si sta rivelando ben più puntuto di quanto si credeva, dal punto di vista dello stile di vita che caratterizza la sua città. Un elettorato libertario in libera uscita ha finito per eleggere un Savonarola, sembrerebbe. Questo timore, avanzato in città dai più, è corroborato dalle dichiarazioni con cui ha sostenuto l’ordinanza proibizionista della guerra all’alcol. «E’ il primo passo per combattere il degrado sociale e morale della città», si è lasciato sfuggire il suo assessore Cristiano Casa. Il sindaco Pizzarotti e l’assessore Casa sono i due nomi più noti del grillismo in salsa parmigiana, e naturalmente Beppe Grillo non può che aver benedetto anche questa crociata dei suoi feroci saladini. Il perché di questa sinistra parabola del grillismo, forse non del tutto improvvisata, né casuale, è da ritrovare tra le pieghe di una recente intervista del quotidiano israeliano Yedioth Ahronot a Beppe Grillo. Il Beppe Grillo che non t’aspetti alberga lì, al riparo oscuro di una mezzaluna. Ama il mondo arabo, e l’Iran in particolare, e va bene. Lo ama tanto al punto da aver sposato una donna iraniana, e va benissimo.
Ma le attenzioni in cui si declina il Grillo-pensiero, sotto la luce di quella mezzaluna, fanno riflettere. L’Iran è un modello culturale, sembra scandire il leader del Cinque Stelle. «L’economia va bene, le persone lavorano. Ho un cugino in Iran che mi dice che non sono per nulla preoccupati» dice Grillo. E al giornalista israeliano che gli fa notare come il presidente iraniano Ahmadinejad abbia il pallino della distruzione di Israele, risponde: «Cambierà idea. Non penso lo voglia davvero: lo dice e basta. Del resto, anche quando uscivano i discorsi di Bin Laden, mio suocero iraniano m’ha spiegato che le traduzioni non erano esatte…» E le donne? Mica stanno poi così male. Anzi. «Ho scoperto che la donna, in Iran, è al centro della famiglia». Con queste premesse, si fa presto poi a vietare il consumo di alcolici, e chissà come proseguiranno nella città “liberata” del grillismo le battaglie contro “il degrado sociale e morale” – proprio come lo chiamano i Guardiani della Rivoluzione a Teheran. Magari portare il velo, alla prima del Teatro Regio, sarà di gran moda. Peccato invece per il vecchio consorzio del prosciutto di Parma, da considerare al bando. Si convertiranno ad allevamento di montoni per il kebab?
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:09