
«Mi dimetto il 31 luglio e si voterà, se Dio vuole, il 28 e il 29 ottobre». Parola di Raffaele Lombardo, presidente della Regione siciliana che ieri a Palazzo Chigi ha incontrato il premier Mario Monti. Un colloquio durato più di un ora, al quale hanno partecipato anche il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, il vicepresidente della Regione, Massimo Russo e l’assessore all’Economia, Gaetano Armao. Sul tavolo la situazione economica-finanziaria della Sicilia e il rischio default denunciato, nei giorni scorsi, dal vice presidente di Confindustria Ivan Lo Bello.
Un allarme, lanciato irresponsabilmente, che ha portato la Sicilia agli onori della cronaca di molti quotidiani stranieri, come il Guardian e il New York Times, che hanno definito l’Isola «la Grecia d’Italia». Un’eventuale bancarotta della Sicilia avrebbe avuto inevitabilmente serie ripercussioni sul nostro paese. «L’incontro con Monti - ha commentato Lombardo – è andato molto bene e , come sostenevamo, l’idea che i conti della Sicilia non fossero in ordine era una grande balla. I conti sono solidi e le finanze sostenibili». Come avevamo scritto ieri, il default della Sicilia, descritto o auspicato da illustri personaggi e ripreso da autorevoli giornali nazionali e internazionali, come fattore ulteriore di declassamento dell’Italia, e da forze politiche altalenanti tra centro destra e centrosinistra, era una “balla”.Scongiurata l’ipotesi di un commissariamento della regione, che la lettera inviata a Lombardo dal presidente Monti prefigurava, il governatore siciliano si avvia alle dimissioni. Un incontro, quello romano, giudicato positivo, nel quale Monti ha chiesto un piano di rientro delle spese e di contenimento del personale. Il premier, quindi, ha ribadito la richiesta di porre in atto misure che vadano in direzione della spending review.
Monti inoltre, come si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi, ha posto l’accento sulla necessità che, parallelamente, parta un processo di confronto serrato, a livello tecnico, per un’analisi di dettaglio di tutte le componenti di spesa del bilancio regionale, volto a garantire un quadro di massima conoscibilità e trasparenza dei dati. Lombardo dopo avere mostrato la validità del suo bilancio, pur ammettendo la illiquidità di cassa, porta a casa, oltre i 400 milioni di euro già ottenuti la scorsa settimana, altri 240 milioni per la Sanità, nel quadro dei crediti vantati dalla Regione verso lo stato e previsti nel bilancio. Sul piano politico, certamente la Regione siciliana ha dato una dimostrazione di responsabilità, pur riconoscendo insufficienze e cumuli di errori del passato e difficoltà di vario genere. Le dimissioni di Lombardo mettono in moto un meccanismo politico accelerato e impongono alle forze politiche, soprattutto di centrodestra, scelte immediate di alleanze e di candidature.
In questo quadro il Pd, i suoi alleati, e l’Udc sono perdenti, anche se all’Assemblea regionale il partito di Casini e di D’Alia ha annunciato un voto favorevole alla spending review e all’emendamento al bilancio dell’assessore Armao. Un tentativo, questo, di ripresa di un colloquio con Lombardo su cui il Pd tace.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:13