
La Sicilia in default? Tutta una balla. È l’alibi di una politica nazionale e della crisi dei partiti che non vogliono, perché impreparati, andare ad elezioni anticipate in Sicilia. Una consultazione che, attraverso le alleanze che si potrebbero determinare, inciderebbe sul governo nazionale.
È vero che la situazione del bilancio dell’Isola si presta a delle critiche, ma la campagna di stampa per delegittimarla è sostanzialmente una manovra politica. L’attacco alla Sicilia, basato sulla politica del presidente della Regione, Raffaele Lombardo che, con le sue ultime nomine ha sostanzialmente iscritto la parola clientelare alla sua attività di governo, ha un suo specifico significato politico. Non è detto che il governatore siciliano, che oggi incontrerà il premier Monti, dia le dimissione con la conseguenza, secondo lo Statuto siciliano, dello scioglimento dell’Ars e quindi di elezioni entro 90 giorni. Rumors di palazzo, invece, parlano di autosospensione del presidente.
Eventualità che porterebbe la Sicilia ad andare ad elezioni a scadenza naturale, cioè in primavera, in coincidenza con il voto nazionale. Previsione che non dispiace ai partiti. Fatta eccezione di Grande Sud che con il senatore Salvo Fleres afferma: «Le eventuali mancate dimissioni di Lombardo porterebbero ad altri otto mesi di immobilismo e confermerebbero la sua inaffidabilità politica». L’attacco di uno dei tanti vice presidenti di Confindustria, Ivan Lo Bello, con la sua intervista al Corsera, non ha soltanto provocato una concentrazione di dure critiche al bilancio della Regione siciliana, con ripercussioni immediate sullo spread, ma ha accelerato il processo di convergenza dell’Udc verso l’alleanza con il Pd.
L’attacco alla Sicilia ha un nome e si chiama Casini. E non può essere un caso la fuoriuscita del numero due dell’Mpa, Lino Leanza ,dal suo partito e l’adesione all’Udc. Il tutto fa parte di un gioco politico in corso in Sicilia verso la “grande” alleanza nazionale Pd- Udc voluta dal leader dello Scudo crociato. Non dà, quindi , una spinta alle elezioni anticipate nell’Isola ma, anzi, tende a rinviarne il confronto. Questo scenario che punta a mutare la decisione di Lombardo di precipitare le elezioni in Sicilia ad ottobre, relega l’Udc al di fuori di ogni possibile alleanza con il centrodestra, riallineando l’Mpa verso i suoi vecchi alleati, come il Pdl, isolando l’Udc e il Pd.
Inoltre, il Pid di Saverio Romano, a cui non dispiacerebbero le elezioni in primavera, si rimette nel gioco nazionale perché, come sembra, è orientato a reinserire il movimento autonomista di Lombardo in una vasta alleanza regionale e nazionale. In Sicilia, pertanto, è iniziato il confronto sulla contemporaneità della data delle consultazioni nazionali e siciliane. Sono queste le reali motivazioni dell’attacco alla Sicilia, sferrato in questi giorni dietro il facile alibi “rischio default”. Se è vero, infatti, che la Regione ha troppi dipendenti, è anche vero che ha molte competenze che le derivano dallo Statuto speciale (forestali,, motorizzazione ecc). Insomma, in Sicilia si avvertono le prime dure avvisaglie dello scontro tra centrodestra e centrosinistra in vista delle politiche.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:00