Pdl: insofferenza per Monti

Incertezza su nome del candidato premier (anche se certamente sarà Silvio Berlusconi), non è dato sapere se il centrodestra tornerà a chiamarsi Forza Italia o permarranno nome e logo Pdl, soprattutto si ha l’impressione che sia morto il confronto interno. Tralasciando per il momento i primi due aspetti, è sconcertante notare quanto i parlamentari del Pdl siano in disaccordo con i vertici sul supporto al governo Monti. E non dimentichiamo che Alfano cercava (almeno fino a una settimana fa) la quadra con Pd e Udc su un Monti-bis: progetto abortito a causa del dissenso interno. Infatti nel Pdl in tanti sostengono di non aver mai condiviso l’appoggio all’esecutivo tecnico, soprattutto di non condividere i pilastri economico-finanziari dell’azione di governo.

Per dirla in soldoni, il 70% di senatori ed onorevoli del Pdl condivide totalmente gli attacchi che il leader Idv Di Pietro riserva alla maggioranza di Governo. Altro aspetto non poco curioso è che ci siano nel Pdl dei parlamentari spaventati dalla urne, mentre altri desiderosi di mietere consensi. Decisamente contro il governo Monti si schiera il deputato Pdl Guido Crosetto che, secondo i sondaggi, apparterrebbe alla fazione gradita all’elettorato di centro-destra. «Mi spiace per il presidente Monti che il futuro sia ignoto a causa di un grave disturbo del sistema che prevede ancora questa perdita di tempo che si chiamano elezioni - afferma Crosetto - e che risponde al nome inquietante di democrazia. Noto che si sta lavorando da tempo alacremente per circoscriverne gli effetti deleteri, privando poco a poco gli stati della loro sovranità e cercando di risolvere i grandi problemi che questi popoli si ostinano a creare agli illuminati manovratori. Intanto sono stati messi due tasselli importanti, Esm e Fiscal compact, per mitigarne gli effetti». Crosetto sottolinea gli accenti poco democratici dell’esecutivo, quando Alfano non fa altro che plaudire all’operato di Monti. È evidente che questo governo non piaccia all’elettorato di centrodestra, ma questo non sembra interessi tanto al vertice del Pdl.

Ed allora come andrà a finire? Il Pdl punirà i dissidenti anti-Monti non ricandidandoli o ascolterà la base che invece vuole premiare gli anti-governativi. «Il livello di presunzione raggiunto da Monti rasenta ormai l’incredibile», afferma Massimo Corsaro (vice presidente vicario del Pdl alla Camera), «il presidente tecnico, lungi dal realizzare che dall’inizio della sua esperienza ad oggi il Pil è diminuito, le tasse e la disoccupazione sono aumentate, lo spread non ha fatto una piega, le agenzie di rating ci declassano un giorno sì e l’altro pure, gli italiani pagano una gabella sulla propria abitazione e i direttori Rai continuano a percepire stipendi stratosferici, sostiene che il differenziale tra i nostri titoli e quelli tedeschi dipende dal fatto che in Italia tra qualche mese si dovrà votare. Da bocconiano a bocconiano: Mario, ma tu l’esame di diritto costituzionale l’hai passato? O vogliamo riscrivere la Carta, togliendo ai cittadini il diritto di esprimere il Parlamento e, tramite di esso, di scegliere un governo? Di più - continua Corsaro - in preda a delirio messianico, il super tecnico invita i discepoli (ovvero i partiti scelti e votati dal popolo) a proseguire la sua azione anche quando Lui non ci sarà piu. Parole già sentite nella Palestina di un paio di migliaia di anni fa. Ma in quel caso, si dice che il patrimonio genetico fosse davvero eccezionale. Speriamo solo - chiosa Corsaro - che, per evitare di farci votare, Monti non attivi l’unico caso di proroga previsto nella Carta Costituzionale, trascinando l’Italia in un conflitto bellico». Corsaro e Crosetto rappresentano quella base consensuale del centro-destra che avversa l’immobilismo del Pdl: Alfano pare non dia ascolto a queste pulsioni, soprattutto evita che ci sia un dibattito interno sul “caso Monti”. «Non possiamo fermarci di fronte all’incredibile indecisionismo del Popolo della Libertà. E nemmeno stare appresso ai loro bizzosi atteggiamenti - scrive sul suo blog Francesco Storace, (segretario nazionale de La Destra) -. La spocchia di taluni è inarrivabile e certo non pretendano che noi si stia a chiedere l’elemosina. Scompaiono e ne sono terrorizzati.

Anziché pensare a come ribaltare la situazione per non far vincere le elezioni a Bersani, puntano ad allearsi con lui dopo il voto grazie ad una legge elettorale che consenta loro di sbarazzarsi di voci scomode... in ufficio politico abbiamo ragionato a lungo sulla situazione politica. Avanti con la nostra linea senza inseguire alcuno. Il nostro manuale della sovranità ha dieci punti fermi. Chi vuole discuterne, troverà orecchie pronte. Chi pensa solo ai seggi suoi e dei suoi paurosi candidati non perda tempo con noi. Noi scegliamo il popolo continua Storace - a meno che non succedano fatti concreti. Ad esempio: che ne è delle primarie? Berlusconi ha soppiantato Alfano. Fatti loro, in fondo. Se puntano al proporzionale e al dopo Monti, in effetti non hanno senso. Ma perché Alemanno finge di chiederle per le elezioni di Roma e invece non se ne parla per la Sicilia? La legge elettorale che il Pdl vagheggia punta addirittura al 6 per cento di sbarramento. Mi è stato riferito - afferma il leader de La Destra - che così facendo Berlusconi punta ad inglobare tutti in un unico cartello elettorale. Quando vorrà degnarsi di spiegarcelo, gli chiederemo: ma con Monti o contro Monti? Ma con Bersani o contro Bersani? Con le banche o con il popolo? Con l’Europa o con l’Italia? Risposte essenziali, direi. Noi, comunque - chiosa Storace - andiamo avanti».

Il Pdl non sembra abbia perso la bussola interna e, soprattutto, non c’è accordo su provvedimenti come il “fiscal compact” che, di fatto, ha disorientato il contribuente medio. «Siamo alla chiusura di un provvedimento molto complicato in cui ho potuto rilevare una certa confusione del Governo», ha detto Gianfranco Conte del Pdl (presidente della commissione Finanze della Camera). Per Conte nel corso delle votazioni nelle commissioni congiunte (Finanze e Attività produttive) sul dl sviluppo, s’è evidenziato che «i rappresentanti dei vari ministeri interessati hanno operato senza coordinamento». Conte ha anche lamentato che si è «assistito ad una forzatura» da parte del ministero dello Sviluppo in relazione ad un tema affrontato dalla commissione Finanze, quello delle cambiali finanziarie. Conte, Crosetto e Corsaro lanciano un grave allarme, il timore che il Pdl paghi caro questo vuoto politico, in buona compagnia di Pd e Terzo Polo.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:51