Tremonti si riprenda gli statalisti

A villa Gernetto si è svolto l’incontro di Berlusconi con esponenti della scuola di Chicago e Nobel per l’economia promosso e organizzato da Antonio Martino con l’aiuto di Giuseppe Moles e Deborah Bergamini. Da quanto è uscito sui giornali - non molto per la verità - sembra che l’incontro fosse stato proposto già un anno fa, ma che il Cavaliere avesse rimandato perchè doveva prima risolvere il blocco costituito da Tremonti all’Economia. Un anno fa esatto eravamo in quel vortice di schiaffi, iniziato con il veto di tutti gli avvocati Pdl a riformare l’ordine, e seguito dall’estate di fuoco che tutti ricordiamo.

La Bce chiedeva azioni concrete e ogni giorno ne proponevano una diversa: patrimoniale, taglio alle province, poi aumento dell’Iva, a rotazione. Per settimane Berlusconi e Tremonti non si sono parlati, poi la minaccia di patrimoniale, il cuore grondante sangue e l’Iva al 21%. Cosa è arrivato con Monti lo sappiamo bene. Anche dal governo tecnico è mancato uno sforzo efficace per spiegare la crisi: qualche freddura del ministro Fornero non basta, e l’unica propaganda in atto è quella pretestuosa contro l’evasione. Chi spiega che è possibile tagliare nel settore pubblico se contemporaneamente si liberalizza in quello privato? Che non è il libero mercato la causa della crisi, perchè di libero mercato in Italia e Europa non c’è l’ombra? Che il divario tra establishment e ceto produttivo deve essere colmato con il mercato, smantellando il settore pubblico, riducendo le tasse e la burocrazia?

Lo potrebbe fare la campagna elettorale del 2013. E qualche elemento c’è già. Quali che siano gli attori, il dibattito potrebbe quanto meno polarizzarsi in modo utile: mercato-individuo-responsabilità da una parte, intervento pubblico-tasse-collettivsmo dall’altra. Ma non è possibile finché ci sono spinte stataliste in ogni partito. Benvenuto Tremonti, allora! Raduni gli statalisti in giro per i vari partiti e intercetti quelli dei partiti a venire. Ma li raduni tutti, e possibilmente scelga un simbolo chiaro, esplicitamente keynesiano, che con la libertà non abbia nulla a che fare. Se ogni capo-corrente farà il suo partitino, non negatelo a Tremonti, anzi portategli in omaggio gli statalisti che cercano lo strapuntino. Preparatevi perché farà discorsi democristiani, su valori, morale ed etica. Balle, a cui si risponde con due concetti: responsabilità individuale e proprietà privata. “Forza Tremonti!”, non ti voteremmo neanche sotto tortura, ma se fai pulizia radunando i relitti statalisti, meglio ancora se nel centrosinistra, facciamo il tifo per te.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:11